Profugo reagisce alla polizia, si rischia il tumulto a Belluno
BELLUNO. Gli viene tolta l’accoglienza nel Bellunese (e in Italia) perchè è troppo violento e quando i poliziotti vanno per notificargli la revoca del programma, dà in escandescenze.
E si è rischiata la rivolta dei profughi ospitati in via Vittorio Veneto, intorno alle 13 di ieri, quando i poliziotti hanno stretto le manette ai polsi di Sidibe Moussa, 34 anni del Mali, un richiedente asilo ospitato nella casa di accoglienza sopra la sede della polizia postale.
Per lui l’accusa è di resistenza a pubblico ufficiale. Le posizioni degli altri otto profughi ospitati nella casa sono al vaglio degli inquirenti: nella concitazione del momento c’è stata molta tensione, un iniziale “tumulto verbale”. I poliziotti sono stati quasi accerchiati, più di qualcuno difendeva Moussa mentre questi dava in escandescenze, ma ben presto la maggior parte degli ospiti ha capito che quello era l’unico provvedimento che veniva eseguito (per motivi ben specificati) e si sono rabboniti.
Qualcuno ha anche ripreso le fasi concitate in alcuni video. Ora si sta ricostruendo il grado di coinvolgimento di ognuno dei presenti per eventuali ulteriori addebiti amministrativi o penali: cioè provvedimenti di revoca di accoglienza o per favoreggiamento.
A dar manforte agli operatori dell’ufficio immigrazione sono arrivati Volante, Digos, Polstrada e Carabinieri, la stessa Squadra mobile: nessuno è rimasto ferito, non ci sono stati contatti fisici, solo insulti verbali accesi.
Il parapiglia avviene alle 13: gli operatori dell’ufficio immigrazione dovevano notificare la revoca dell’accoglienza a Moussa su indicazione della prefettura e lui si è opposto: «Già nel marzo del 2015» spiega il prefetto Francesco Esposito «aveva tenuto comportamenti aggressivi verso i compagni ed era stato diffidato».
Poi atteggiamenti un po’ molesti, accattonaggio, uso di alcol. «Una relazione dell’assistente sociale per la mediazione culturale lo ha segnalato come problema per gli altri ospiti» continua il prefetto: «Non si riusciva ad attuare un programma di integrazione a causa della sua aggressività: a conferma del fatto che è una persona aggressiva, ieri alla notifica ha dato in escandescenze ed è scattato l’arresto, e dalla sanzione amministrativa, che rimane, si è passati a un comportamento penalmente rilevante. Ora ci saranno provvedimenti perchè, dopo il percorso penale, non rientri nel programma di accoglienza: ho chiesto al questore di procedere con l’allontanamento al Cio. È al vaglio la posizione degli altri che potrebbero aver solidarizzato con questa persona: qualora ci fossero riscontri, diffideremo anche eventuali altri coinvolti».
Il “panico”, con la prima reazione degli otto ospiti davanti all’incitamento del loro coinquilino straniero, è avvenuto nell’appartamento dove i profughi vivono e che è gestito da una coop del Consorzio sviluppo e innovazione che si occupa dell’accoglienza e degli altri servizi previsti nel programma di integrazione.
Alla fine Moussa è stato portato via e, a bordo di una Volante, trasferito in questura a sirene spiegate per verbali e pratiche. In questura si è calmato. Intorno alle 18.55 è stato trasferito nel carcere di Baldenich, a disposizione della procura e in attesa della convalida dell’arresto.
«Il soggetto non l’ha presa bene, ha dato di matto ma abbiamo dovuto evitare che l’episodio prendesse una piega diversa con gli altri ospiti coinvolti» spiega il questore Michele Morelli. «Vedere uno che viene allontanato e che inizia a urlare le sue ragioni poteva provocare reazioni a catena, dunque siamo intervenuti in forze. L’arresto è comunque sicuramente conseguenza di un comportamento esagerato e violento del soggetto nel momento in cui gli veniva notificato il provvedimento di revoca dell’accoglienza, assolutamente legittimo ed emesso sulla base di precedenti comportamenti contrastanti con le regole dell’accoglienza».
Nei prossimi giorni dovrà comparire davanti al giudice, poi dopo il percorso penale, sarà allontanato.
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