Progetto avveniristico per la neve artificiale con l'acqua del Fedaia
BELLUNO
Succhiare l’acqua dal lago Fedaia e aspirarla fino a Porta Vescovo, da qui distribuirla alla rete degli impianti che fabbricano la neve, sia nella valle, sia verso il Pordoi che la skiarea di Canazei.
Insomma, nonostante il ferragosto gli operatori del settore sono impegnati a pianificare gli investimenti delle prossime stagioni. Tutti sperano che la neve arrivi abbondante a ancora a novembre, come l’anno scorso, limitando al minimo le spese dell’innevamento; l’inverno precedente erano schizzate ad oltre 5 milioni di euro. Ma i cambiamenti climatici sono tali che gli impiantisti si preparano comunque al peggio. Già da tempo stanno programmando almeno 5 laghetti artificiali, più o meno grandi.
Anzitutto quello sul Pordoi, che è l’unico in corso di realizzazione, peraltro insieme ad un bacino sul versante trentino. Gli altri impianti sono attesi sul Col dei Baldi, in comune di Alleghe, per dare acqua anche all’area zoldana. Un altro bacino è rivendicato da Cortina. Auronzo ne attente uno proprio. E così pure Forcella Aurine.
Sono serbatoi di capacità differente, di 100 o di 200 mila metri cubi d’acqua – spiega Renzo Minella, presidente di Anef – e l’investimento medio per ciascun sito è di circa 5 milioni di euro. «Investimenti – precisa subito Minella – che al momento non ci sono. Però incrociamo le dita».
La Regione Veneto aveva ipotizzato, ancora due anni fa un contributo per questo tipo di strutture. Poi è arrivata la neve del novembre 2019. Il covid ha rimescolato le carte. A Venezia si sta perfezionando la bozza di un provvedimento che metterà a disposizione 6 milioni di euro per le società che hanno impianti in scadenza, da aggiornare. Fra i 25 e 30 milioni per i laghi artificiali è una somma troppo difficile, in questo momento, da recuperare.
E la stagione estiva, seppur in recupero, non è tale da portare nelle casse delle diverse società dei margini da utilizzare per nuovi approvvigionamenti idrici. Che pur vengono ritenuti essenziali, perché produrre un metro cubo di neve costa 3 euro e la spesa dell’innevamento artificiale incide ormai per il 13% – come precisa Minella – nel fatturato di un’azienda. Ma fare in fretta, disponibilità finanziarie a parte, sarà possibile? Il presidente dell’Anef ritiene di no.
«Il percorso autorizzativo è lungo e complesso, perché interseca aree di vincolo oppure vicine, dove comunque bisogna operare con la massima prudenza. Ci vuole, dunque, molto tempo». Gli ambientalisti sono in agguato, soprattutto – dicono – per lo spreco d’acqua. Uno studio di Legambiente, al quale ha collaborato anche Luigi Casanova di Mountain Wilderness, certifica che con un metro cubo d’acqua si producono circa due metri cubi di neve artificiale. Secondo una stima del Wwf, ogni anno sulle piste italiane vengono impiegati a questo scopo circa 95 milioni di metri cubi d’acqua e 600 gigawattora di energia, pari al fabbisogno di una città di circa 1 milione e mezzo di abitanti.
I costi stimati per l’innevamento di un km di pista possono raggiungere i 45.000 euro a stagione, dato puramente indicativo. Il principio di fabbricazione imita la formazione della neve naturale. Le macchine polverizzano nell’aria gocce d’acqua a una pressione che va dai 20 agli 80 bar, mescolata ad aria per riprodurre il fenomeno di nucleazione, che permette la formazione di cristalli aggrappati a microparticelle contenute nell’atmosfera. Condizione essenziale per ottenere la neve artificiale è la temperatura, tra i –2 e i –12 gradi, con un tasso di umidità intorno al 20%: così succede con i cannoni da neve convenzionali.
Ecco, dunque, che c’è chi, come la società “Funivie Arabba” si pone altri orizzonti. «In effetti – spiega il presidente Diego De Battista – vorremmo tirar su l’acqua dal lago Fedaia fino a Porta Vescovo. Sono 400 metri di dislivello, quindi non sarà un problema pompare l’acqua, attraverso una condotta che sarà invisibile all’ambiente».
Il lago di Fedaia è a quota 2053, la capacità di invaso è di 16 milioni di metri cubi. Acqua, ben s’intende, gestita dall’Enel che, dunque, non avrebbe difficoltà a venderla ad Arabba. Da Porta Vescovo partirebbero derivazioni per gran parte degli impianti a valle, ma anche per quelli del Pordoi. E il progetto sarebbe ancora più ambizioso: fornire la rete impiantistica alle spalle di Canazei. I problemi tecnici non mancano.
«Si tratta di far salire l’acqua evitando che il pompaggio la riscaldi, perché per la neve è necessario che sia davvero fredda – interviene il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones –, ma ritengo che il problema sia risolvibile” . Inoltre, un “sistema idrico” come questo risolverebbe anche un altro problema, quello relativo all’approvvigionamento per l’antincendio». —
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