Progetto “Viti fra le nuvole” a Vodo: un recinto non a norma rischia di fare saltare tutto

I consiglieri di minoranza chiedono spiegazioni all'amministrazione comunale

VODO

La vicenda “Viti fra le nuvole” è approdata in consiglio comunale. I consiglieri di minoranza Gianluca Masolo e Giovanna Chiatti hanno chiesto approfondimenti sul «perché», si legge in una nota, «la presenza di una recinzione a tutela di una coltivazione stia creando tanti problemi».

Al centro dell’attenzione è finito, suo malgrado, un piccolo appezzamento di terreno che tre imprenditori del posto hanno adibito a vigneto sperimentale e che, insieme ad un altro vigneto anch’esso sperimentale realizzato a Borca, è parte fondante del progetto “Viti fra le nuvole”, che mira a realizzare il primo vino autoctono di montagna. Eppure qualcosa è andato storto negli ultimi tempi. La denuncia è dei giorni scorsi. Il Comune di Vodo ha ritenuto quell’appezzamento di terreno irregolare per via di una recinzione non a norma, chiedendone la demolizione.

La reazione dei tre imprenditori, Antonio Aiello, Massimo Milordo e Renato Perri, conosciuti come “i tre”, non si è fatta attendere. Sono ricorsi al tar contro la misura ma nel frattempo a loro arriva il sostegno della minoranza in consiglio comunale.

«Ad ostacolare l’attività, prima ancora che il clima rigido e gli altri fattori naturali tipici della montagna, ci ha pensato la burocrazia del Comune di Vodo», dicono i rappresentanti della lista “Verso il futuro – Vodo, Vinigo, Peaio”, «l’appoggio all’agricoltura di montagna, primo pilastro della tutela del territorio, dichiarato in occasione di ogni campagna elettorale, in questo caso stride fortemente con la decisione di avventurarsi in un contenzioso giudiziario che, qualunque sia l’esito, darà comunque un risultato infausto. In caso di soccombenza del Comune, infatti, saranno stati buttati inutilmente fondi dei contribuenti per pagare spese legali ed eventuali danni alla controparte. Ma anche in caso di vittoria del Comune, quale sarebbe il vantaggio per la collettività? L’abbandono dell’attività agricola da parte delle persone impiegate nel progetto? Se è vero che all’odierna Amministrazione sta a cuore l’attività agricola, riteniamo che si debbano tradurre i principi enunciati in campagna elettorale in fatti concreti, proponendo un’efficace e pronta soluzione amministrativa ai problemi sollevati dall’ufficio tecnico. Nei vicini comuni di Borca e San Vito la stessa attività non ha incontrato problemi di sorta. Ciò vuol dire che gli ostacoli burocratici non sono da ricercarsi nella normativa statale o regionale, ma esclusivamente nei regolamenti e nelle norme comunali nonché nel modo di applicarli. Non si può fare a meno di notare che, nel Comune di Vodo, vigono norme che di fatto impediscono o scoraggiano la coltivazione dei terreni agricoli, per l’impossibilità pratica di difendere le colture dalle bestie selvatiche» .

I consiglieri di minoranza hanno chiesto al sindaco Domenico Belfi di cercare una soluzione al fine di risolvere il contenzioso in via bonaria, «allo scopo di salvaguardare, oltre all’attività agricola in oggetto, anche l’immagine dell’intera Amministrazione». —


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