«Programmare meglio per investire nelle opere»
Lucia Olivotto è stata confermata dal sindaco alla gestione dei conti del Comune «La sfida è il piano di rigenerazione urbana, cofinanziare progetti per 3,8 milioni»
BELLUNO. La soddisfazione più grande è stata riuscire a salvare Sportivamente Belluno. La sfida più delicata sarà gestire, da un punto di vista finanziario, il piano di rigenerazione urbana. Lucia Olivotto è stata riconfermata dal sindaco Massaro al referato forse più spinoso fra tutti: quello del bilancio. Con tutte le difficoltà che comporta garantire servizi e manutenzioni in un momento in cui le risorse sono sempre meno.
Assessore, come si può affrontare il problema della carenza di soldi?
«Prima di tutto cercando di ridurre la spesa corrente, per portare le risorse nella parte investimenti. Il vero problema è che mancano i soldi per fare le opere. Non parlo di piccoli interventi: diventa difficile reperire fondi per interventi di due, tre, quattrocento mila euro. Una soluzione è quella di cercare risorse in Regione, a Roma, ovunque ce ne siano. Un’altra è migliorare la programmazione e il coordinamento fra le politiche di bilancio e le opere pubbliche. Spesso le norme permettono aperture di spesa all’interno dei bilanci, per effettuare certi interventi (ad esempio quelli sulle scuole): con una programmazione più a lungo termine si possono sfruttare meglio le aperture normative».
C’è poi il capitolo dei crediti, soldi che il Comune avanza da vari enti. Quali sono le partite aperte oggi?
«C’è quella con il ministero della Giustizia per il rimborso delle spese sostenute per il Tribunale. Il ministero ha fatto una proposta insoddisfacente per i Comuni. Propone di rimborsare le spese che abbiamo sostenuto solo fino al 31 dicembre 2014. Il 2015 non viene conteggiato ma la competenza di gestione è passata al ministero solo dal 1° settembre di quell’anno. Dunque il ministero ci propone di rimborsare solo le spese sostenute fino alla fine del 2014, solo in parte, e con un pagamento dilazionato nell’arco di trent’anni. Se un Comune accetta, dichiara che non farà mai causa allo Stato».
Di che cifra stiamo parlando, per il Comune di Belluno?
«Di 17 mila euro all’anno per i prossimi 30 anni, se accettiamo la proposta. Significa poco più di mezzo milione di euro. Ma le spese che abbiamo sostenuto ammontano a un milione e 600 mila euro. Avere 17 mila euro in più a bilancio, ogni anno, non ci cambia certo la vita. Riavere quel milione e seicento mila che ci spetta, sì. Questa sarà una partita politica che il Comune dovrà affrontare insieme agli altri capoluoghi di provincia».
Tornando ai conti del Comune
, in quali settori c’è più bisogno di investimenti?
«Sicuramente dobbiamo investire più risorse nel miglioramento degli immobili del Comune. Scuole, impianti sportivi, la casa di riposo, edifici pubblici, strutture che vengono usate da tutti i cittadini e che hanno bisogno di interventi. E poi nelle manutenzioni e per la sistemazione delle strade. C’è molto da fare».
A proposito di patrimonio immobiliare, il piano delle alienazioni del Comune è ricco e comprende edifici di pregio, come quello dell’ex Museo civico. C’è qualche trattativa in atto per la vendita?
«Allo stato attuale no, ma oggi è più facile vendere un palazzo prestigioso, è più semplice collocarlo sul mercato. Certo si tratta di operazioni che richiedono lunghe trattative, che vanno seguite con attenzione».
Qual è stata la più grande soddisfazione che ha avuto nel precedente mandato?
«Aver risanato Sportivamente Belluno. È stata un’operazione sulla quale abbiamo lavorato molto, che andava fatta nell’interesse della città. Abbiamo messo le basi per il rilancio della società, ma bisogna lavorare ancora molto per continuare questo percorso. E poi ricordo con piacere anche aver chiuso due partite aperte da anni, come gli affitti arretrati per la caserma dei Vigili del fuoco e l’incasso degli interessi arretrati sulle polizze fidejussorie della Provincia. Un’operazione che ci ha portato in cassa mezzo milione di euro».
E il momento più difficile?
«L’introduzione dell’imposta di soggiorno, perché gli operatori l’hanno vissuta inizialmente male. Si trattava di adempimenti in più e hanno dovuto “digerirla”. Adesso siamo a regime».
Quale sarà la sfida più grossa da affrontare nei prossimi cinque anni?
«Gestire la partita della rigenerazione urbana, perché dovremo cofinanziare progetti per 3,8 milioni di euro. Sarà una bella sfida».
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