Pronto a scattare il piano per i debiti della Ideal

Quero, atteso a giorni l’avvio della ristrutturazione finanziaria dell’azienda L’Ad Bagante è ottimista, oggi l’incontro tra sindacati, direzione e lavoratori

QUERO VAS. Gli operai ci sono, il progetto anche. Non resta che far partire i lavori. Nel giro di qualche giorno, al più entro il 9 marzo, saranno avviate con il tribunale di Belluno le procedure per la ristrutturazione finanziaria dell’Ideal di Quero Vas, azienda all’avanguardia nel mondo della microcomponentistica per occhiali.

Il piano è stato redatto dallo studio Bogoni di Padova e contiene i passaggi fondamentali che entro tre, al massimo quattro anni dovranno portare all’estinzione del debito verso tutti i creditori dell’azienda, primo fra tutti l’istituto Unicredit.

La prenotazione del concordato risale a luglio, poco prima che l’amministratore delegato Roberto Clamar, impegnato da fine 2012 nella ristrutturazione industriale, decidesse di dare le dimissioni in favore di Fabio Bagante, commercialista esperto di ristrutturazione finanziaria ma anche di liquidazione e di sviluppo aziendale.

«Il piano andrà approvato da un ente terzo (in questo caso sarà Angelo Smaniotto, presidente dei commercialisti di Belluno) e poi votato da tutti i portatori di interesse nella causa», spiega l’Ad Bagante. «L’assetto si basa sulla continuità produttiva: fin da quando è stata intrapresa questa strada, non ci sono mai stati né fermi macchine, né ridimensionamenti con ammortizzatori sociali, né pratiche per la cessione a terzi, né liquidazioni degli asset, neanche parziali». Le uniche due defezioni, una volontaria e l’altra obbligata, sono state colmate, con l’integrazione di un’ulteriore unità nella rete di produzione.

«A settembre c’è stato un momento di tensione perché abbiamo capito che non ci sarebbero stati dati ulteriori aiuti economici. Ma nonostante questo, siamo riusciti a restare in piedi con i nostri mezzi», rivendica Bagante con convinzione.

Un segnale rassicurante, visto il momento così incerto e delicato. In questa fase «il vecchio credito è sospeso: la restituzione del debito avverrà una volta ottenuta l’omologazione del piano», aggiunge l’Ad, «la fase esecutiva del risanamento non può superare i quattro anni». La scadenza è insomma il 2020.

Attualmente l’assetto societario è contraddistinto dalla forte presenza di Unicredit, il maggiore creditore nei confronti di Ideal. «Abbiamo aperto un tavolo da poco e mi sento di definire il momento moderatamente positivo». La speranza, che è anche una sfida, è quella di «riuscire ad affrontare il piano in autosufficienza. Dobbiamo recuperare il tempo perso e la fiducia dei fornitori, oltre che rinforzare quella dei clienti», esclama il tecnico.

I numeri del fatturato sono rassicuranti, come il volume degli affari e degli ordini. Senza nascondere che all’orizzonte potrebbe prospettarsi presto una prospettiva alquanto confortante: «Nulla vieta di cedere l’azienda a un socio o azionista interessato all’acquisizione», conclude l’amministratore pro tempore, «si potrebbe organizzare un’asta competitiva che permetta di massimizzarne il valore rispetto ai creditori». E di sciogliere in fretta ogni conto con il passato.

I passaggi sono delicati e non immediatamente comprensibili. Per questo la Filctem-Cgil, con Denise Casanova, ha convocato un incontro tra dipendenti e vertici stamattina in azienda.

Francesca Valente

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