Prostituzione al centro massaggi: chiesti tre anni

Imputato un cinese con l’attività in via Monte Grappa Le ragazze in abiti discinti facevano sesso con i clienti
Di Gigi Sosso
BARON - SEQUESTRO CASE PROSTITUTE E CENTRO MASSAGGI CINESE - VIA CARINI
BARON - SEQUESTRO CASE PROSTITUTE E CENTRO MASSAGGI CINESE - VIA CARINI

BELLUNO. Non solo massaggi. I tanti uomini, che fino al 2011 frequentavano il centro estetico cinese di via Montegrappa erano poco interessati a farsi trattare la schiena. C’era qualcosa di più piacevole. Secondo l’accusa, le tre ragazze orientali offrivano prestazioni sessuali partendo dai 20 o 30 euro e fissando il prezzo per gli extra con due o tre dita. Non indossavano camice bianco e guanti di lattice, ma magliette attillate, minigonne vertiginose, calze a rete e pantofoline rosa con il tacco a spillo. Luci soffuse e musica ad alto volume. Il pm Roberta Gallego ha chiesto tre anni di reclusione e la decadenza delle licenze al quarantasettenne Jin Jiansheng per sfruttamento della prostituzione. Mentre il difensore Luisa Osellame vorrebbe l’assoluzione o il minimo della pena con le attenuanti generiche e la condizionale. Rinvio al 19 marzo per le repliche.

Le indagini della Questura. A livello nazionale, l’operazione si chiama Progetto Dragone e in città è stata portata avanti alla Squadra mobile della Questura. Era finalizzata a monitorare le attività dei cittadini cinesi, per capire se nascondevano attività illecite. Congedati subito sette testimoni, perché le loro dichiarazioni erano state acquisite. Uno di loro ha chiesto un certificato al giudice Sergio Trentanovi. Cinque minuti e c’è la sostituzione con il giudice Antonella Coniglio, che ha Elisabetta Scolozzi e Cristina Cittolin ai lati. Non serve sentire neanche il perito Raffaella Gallio e, siccome l’imputato non c’è, viene licenziata anche l’interprete. Tocca a Mauro Carisdeo testimoniare, come dirigente della mobile e vicequestore aggiunto. Spiega al pm l’attività d’indagine dall’estate del 2011. Ci sono gli accertamenti: la visura camerale della ditta e il contratto di locazione di un appartamento in via Gobetti, dove vivono l’uomo e le dipendenti. E poi appostamenti, che permettono di capire che la clientela è maschile e si trattiene anche tra le 20.30 e le 22.10. Le massaggiatrici? In mini, calze e maglietta stretta. E vengono trasportate a boerdo di una Bmw. Nell’estetica, c’erano macchine apposite? No. La prestazione? È compresa nel prezzo.

Il controllo dei vigili. L’ispettore Marilena Nogarè visita i locali: l’ingresso, a destra la reception e a sinistra cinque salette con pareti divisorie di cartongesso. Dentro i lettini e una tinozza di legno. Ci sono il titolare e un figlio, quello che manca è un responsabile tecnico e questo costa un verbale. Una multa La vigilessa sente odori di cucina, ma non nota le scarpe delle ragazze e questa disattenzione provoca una battuta innocente della pm Gallego: «La teste non può essere... attendibile».

La requisitoria. Gallego parte da quell’insegna precaria con la scritta Massaggi Giò, che non può essere rivolta a una clientela femminile. Chi ci va, non è interessato all’estetista. Detto che l’indagine parte da una fonte confidenziale, manca l’attrezzatura, mentre c’è una folla di maschi, che al telefono si informa anche se ci sono ragazze nuove. Qualcuno chiede se i servizi sono gli stessi di Montebelluna. Nessuna prefessionista qualificata in via Montegrappa, ma sfruttamento della prostituzione: tre anni e via le licenze.

La difesa. Osellame ha fatto notare che non è strano che i cinesi vivano e si spostino insieme o cucinino in negozio. Le ragazze negano di aver “intrattenuto” i clienti, perché «il padrone non vuole problemi, il capo non vuole». Una sola lo ammette, dopo che però ha subito un furto di 5.500 euro attribuito al titolare. Qualcuna può anche averlo fatto, ma senza dire niente: assoluzione, quindi.

La telefonata. Il pm consegna un cd sigillato al giudice. Contiene una telefonata tra l’imputato e il figlio, nel quale di due discutono in lingua madre se assumere un’italiana o una cinese. Torna un’interprete, poi si rinvia.

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