Prostituzione, la cinese non apre bocca

BELLUNO. Prima non capisce le domande, poi non risponde. Nel secondo tentativo di interrogatorio di garanzia, alla presenza di un interprete asiatico e dell’avvocato veneziano di fiducia Vallese, la...
BELLUNO. Prima non capisce le domande, poi non risponde. Nel secondo tentativo di interrogatorio di garanzia, alla presenza di un interprete asiatico e dell’avvocato veneziano di fiducia Vallese, la cinese Qing Qing Zheng si è avvalsa della facoltà di non rispondere al giudice per le indagini preliminari. La gestrice del Centro benessere Tuina è indagata per esercizio di una casa di prostituzione e autoriciclaggio (soldi sporchi lavati in proprio) e rimane detenuta nel carcere femminile della Giudecca. Eppure parla benissimo l’italiano, tanto è vero che era senz’altro lei a tenere i rapporti con i clienti che frequentavano il centro di piazza De Luca e, secondo la procura della Repubblica, non erano tanto interessati al massaggio Tuina a due o quattro mani o magari in vasca, bensì agli incontri a luci rosse con le ragazze che ci lavoravano. Erano disposti a spendere molto di più, rispetto al listino prezzi illustrato sulla porta d’ingresso che guarda via Vittorio Veneto, e il piacevole motivo è chiaramente documentato dalle immagini girate dalle telecamere installate dalla Squadra mobile della questura.


L’indagata è stata anche intercettata e, nelle sue conversazioni, è emerso che aveva intenzione di comprare un albergo a Mestre, con il quale aumentare il suo giro d’affari. Per questo, servivano almeno 200 mila euro, che sarebbero arrivati nel giro di poco tempo, al ritmo di una ventina di clienti al giorno. Ne sono stati monitorati addirittura 400 in due mesi. Le indagini della polizia proseguono e un altro aspetto che interessa approfondire è il sistema di reclutamento delle ragazze, manco a dirlo di nazionalità cinese che esercitavano tutti i giorni al Tuina ed erano pagate un migliaio di euro. Non si può escludere che stessero cercando di rimanere in Italia con il paravento dell’impiego in un centro massaggi, che in realtà nascondeva dell’altro. L’inchiesta prosegue su delega del sostituto procuratore Marcon: dopo il sequestro e l’arresto, potrebbe emergere qualcosa di più importante. Il centro rimane sotto sequestro preventivo, su disposizione del Tribunale.


Gigi Sosso


Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi