Protesta a Mas di Sedico: «A ogni temporale si vive con l’ansia»

Domenica di apprensione per i residenti alluvionati un anno fa. «Questa zona va sistemata, qualcuno deve intervenire per evitare altri allagamenti»
SEDICO. Un occhio al cielo e uno al rio Val Fontana. A Mas di Sedico si è vissuta una domenica di apprensione. L’allerta meteo diramato dalla Regione ha messo in allarme il Comune, che ha attivato il Centro operativo e la protezione civile, e gli abitanti della frazione. Il ricordo della notte fra il 30 giugno e il 1° luglio 2016 è ancora vivissimo nella mente di tutti. Garage allagati, cantine piene di fango, acqua dappertutto. Eliminata con le pompe, con i secchi, per una notte intera.


I segni del fango si vedono ancora, nei garage di via Dolomiti e via Dino Buzzati. L’acqua era arrivata a 80-90 centimetri. In alcuni casi il fango aveva ricoperto ogni cosa. Macchine, mobili, attrezzi da lavoro, scatoloni. C’è chi ha speso anche dodicimila euro per sistemare l’auto e la moto. Il fango si era infilato ovunque e toglierlo non è stato facile.


C’è un’immagine che racconta, più di mille parole, la domenica che si è vissuta al Mas: i sacchi bianchi, pieni di sabbia, posti a protezione delle case. Sono ancora ben allineati davanti ai cancelli di alcune abitazioni in via Dolomiti, la strada (regionale) che porta nel cuore della frazione. Non sono serviti, questa volta, perché nonostante la pioggia il rio Val Fontana non ha creato problemi, ma le persone sono stanche. C’è chi si è fatto mezza nottata in bianco, per controllare la situazione. Chi, domenica, ha messo in salvo le macchine tirandole fuori dai garage.


«Ero alla fiera di San Matteo, a Feltre, e ho visto che la pioggia aumentava», racconta Loris Gaz, che al Mas ha una rinomata macelleria. «Ho telefonato a mia moglie dicendole di portare su dal garage la macchina. L’anno scorso è stata sommersa dal fango». Quella notte di sedici mesi fa Gaz se la ricorda bene: «Penso che non me la dimenticherò mai», continua. «Il campo da calcio era diventato un lago. Il rio Val Fontana è esondato e l’acqua si è diretta verso le case. Io ho avuto danni nel garage e nel locale in cui ci sono i motori dei banchi frigo. La mattina successiva uno non funzionava più».


Ricordi vivissimi anche nella mente di una residente in via Dino Buzzatti: «Ci siamo alzati alle 2 di notte, nel seminterrato l’acqua ci arrivava al ginocchio». Nella palazzina in cui vive la donna, l’alluvione ha pesantemente danneggiato l’ascensore. È costato parecchi soldi ripararlo. Nella casa vicina ci sono ancora i sacchi di sabbia in fondo alla discesa che porta ai garage. Tracce di una paura che riaffiora ogni volta che le previsioni meteo indicano piogge intense.


«Questa valle deve essere messa in sicurezza», continua Loris Gaz. «Il Comune dice che non è proprietario del rio, c’è un rimpallo di responsabilità ma intanto noi siamo qui che ad ogni pioggia temiamo di finire sott’acqua. E cerchiamo di salvare tutto quello che si può, a cominciare dalle macchine. Si vive con l’ansia».


«Ho passato tutta la giornata a controllare che il rio non esondasse», aggiunge Domenico Carrera. La sua casa si affaccia sulla Sr 203 e nel giardino si vedono le protezioni di acciaio che l’uomo posiziona davanti al garage, alla cantina, al cancello. Per fermare il fango. «Noi siamo stati allagati quattro volte, l’ultima lo scorso anno», spiega. «La protezione civile ci ha portato i sacchi di sabbia, ci è arrivata anche una lettera dal Comune che ci avvertiva dello stato di allarme. Il fatto è che il rio passa sotto la strada e lo spazio è stretto. Andrebbe allargato, ma nessuno fa niente da anni. Il Comune dice che non ha soldi, è sempre così». C’è un velo di rassegnazione nelle parole dell’uomo.


L’anno scorso i danni sono stati ingenti, nelle case lungo la Sr 203. L’acqua è entrata anche nelle taverne, rovinando anche mobili pregiati. «Ogni volta che c’è un’allerta meteo qui si vive male. Con l’ansia. Domenica siamo rimasti a casa, a guardare cosa succedeva. La sera sono andato a dormire verso mezzanotte, ma all’una e mezza mi sono alzato per controllare che il rio non fosse esondato. Stavolta è andata bene». Ma il pensiero corre già al prossimo temporale.


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