Protti lascia fuori l’Anas: niente esproprio
Una sedia come una barricata. L’esproprio dell’Anas è fallito: quando verso le 15 i tecnici con la casacca gialla a strisce grigie sono arrivati davanti alla chiesetta di Faè, il padrone di casa Giovanni Protti si è alzato e li ha avvertiti, con il garbo tipico dell’avvocato difensore, che nella proprietà della sua famiglia non avrebbero piantato picchetti. La discussione è durata giusto poche battute, senza alzare il volume delle voci, davanti agli occhi di polizia, carabinieri e alcuni rappresentanti dei sopravvissuti del Vajont.
Non c’è spazio per la variante della 51 di Alemagna sul sagrato di una delle ultime testimonianze della tragedia del 9 ottobre 1963: «C’è un vizio procedurale, a mio modestissimo avviso», spiega Protti, «ma qui non sto facendo l’avvocato e di solito non mi occupo nemmeno di diritto amministrativo. Sono solo Giovanni. L’Anas voleva picchettare e mi sono opposto, sostenendo che la loro pretesa non era legittima. Devono comunicarmi che questa particella non è compresa nei lavori. Dalla documentazione in nostro possesso, si capisce che tutta l’area della casa e parte del sagrato sono oggetto dell’esproprio. Se sulla base della nostre richieste, hanno cambiato il progetto e ridotto la parte, io devo essere informato. Ci sono dei problemi nel procedimento di notifica di alcuni provvedimenti».
La zona sarà interessata dal primo stralcio dell’intervento che prevede la costruzione di uno snodo per migliorare entrata e uscita della zona industriale. All’altezza della chiesetta, c’è una curva pericolosa, che sarà rettificata ed è prevista anche la realizzazione di un muro lungo 35 metri e alto due. Anas ha fatto sapere ieri che «i lavori nel Comune di Longarone, nell’ambito del Piano straordinario per l’accessibilità a Cortina 2021 non interessano la chiesetta di Faè e le relative fondamenta né i resti della vecchia casa al confine con la strada statale. L’integrità degli immobili non sarà compromessa dalle attività lavorative previste. Inoltre, l’accesso alle aree di proprietà di Protti sarà mantenuto e migliorato, in modo da assicurarne sia l’utilizzo che la coltivabilità».
E allora per quale motivo Giovanni Battista Protti si lamenta? Alla sua protesta ha aderito la minoranza in consiglio con Antonio Romanin e Giulia Stragà, che hanno preannunciato un’interrogazione per cercare di capire bene cosa sta succedendo, mentre non c’era il sindaco Roberto Padrin, impegnato a Venezia per ragioni istituzionali.
Solidali anche alcuni rappresentanti del Comitato sopravvissuti del Vajont, che hanno voluto essere vicini alla famiglia Protti: «Credo di avere il diritto di difendere uno dei luoghi della memoria», sottolinea Micaela Coletti, «oltre a questo, ci è rimasto il campanile di Pirago e mi sembra quasi impossibile che, dopo 56 anni, si debba ancora battagliare per salvaguardare la memoria di chi purtroppo non c’è più».
Era stato avviato un procedimento di dichiarazione di interesse culturale, proprio per il fatto che la chiesa costituisce una delle ultime tracce esistenti del Vajont, ma il ministero per i Beni e le Attività culturali, «pur riconoscendo il valore testimoniale del complesso immobiliare, non ravvisa elementi sufficienti a giustificare il provvedimento di tutela». —
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