Province da salvare se sono montane
BELLUNO. Dieci giorni per salvare la Provincia di Belluno. È apertissima, in Parlamento, la battaglia per dare un futuro agli enti intermedi totalmente montani, sfruttando criteri già acquisiti per altri provvedimenti, come quello che alla fine degli anni ’90 introdusse lo sconto per il gasolio. Allora l’operazione fu condotta dal deputato Pd Gianclaudio Bressa, che adesso punta a recuperare quei parametri per affermare la necessità di mantenere le Province montane. Tutto si gioca con gli emendamenti al decreto sulla Spending review.
«È una battaglia per il riconoscimento della specificità della montagna», dice Bressa, «e ci sono i criteri in grado di stabilire facilmente quali sono le Province montane. Con un provvedimento del genere, il governo potrebbe dimostrare la sua attenzione per questi territori che sono oggettivamente diversi perché grandi e poco popolati, e quindi hanno bisogno di un ente intermedio di area vasta». Secondo i principi già accolti dal Parlamento in passato, sono totalmente montane le Province di Aosta, Trento e Bolzano che si salverebbero in ogni caso per la loro autonomia statutaria; l’Aquila, al sicuro per essere capoluogo di Regione e infine i tre territori governati a stato ordinario e che già da anni collaborano in nome delle loro analogie, per iniziativa degli amministratori locali: Belluno, Sondrio e Verbania.
«Sono solo tre le Province da salvare», insiste Bressa, «e io farò in modo che al Senato ci sia un emendamento che introduca i criteri di salvaguardia. Si giustifica anche alla luce dell’eliminazione di altri strumenti (le Comunità montane), azione che aveva investito di responsabilità le Province e ora sarebbe impensabile cancellare anche quelle. La Spending review riorganizza lo Stato, eliminare le Province significa togliere anche Prefetture, Questure, ecc... I punti fermi restano tre: i Comuni, le Regioni e le aree vaste in mezzo. La montagna non può perdere questo livello di governo».
Entro un paio di settimane, dunque, si saprà quali Province verranno eliminate, ma solo successivamente, in autunno, si capirà se esse verranno amministrate da organi elettivi o se si trasformeranno in enti di secondo grado, eventualità che si sta cercando di evitare.
Fondo Brancher. La soppressione improvvisa dell’odi del Fondo Brancher si può considerare collegata alle sorti della Provincia di Belluno. A questo punto tutto dipende dall’intesa tra governo e Province autonome di Trento e Bolzano, ma sarebbe necessario prevedere una voce bellunese nella fase di definizione delle priorità da inserire nei bandi. «Sopprimere l’odi è stato un atto di semplificazione, Bolzano aveva posto il problema dell’odi», spiega ancora Bressa, che è bellunese ma viene eletto a Bolzano, «ma questo non significa che il Fondo Brancher sia a rischio. La novità comporta un affinamento dei criteri di valutazione dei progetti, ma è naturale immaginare una concertazione. Purtroppo in questo momento manca il soggetto più titolato a farlo, cioè il presidente della Provincia, perché al tavolo non possono sedersi i sindaci. Il Fondo è utile se favorisce lo sviluppo di tutta la comunità bellunese e quindi serve una mente pensante bellunese che offra a Trento e Bolzano una visione complessiva».
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