Provincia cancellata: speranze da Zaia e Bressa

Il governatore si rifiuta di procedere ed è pronto allo scontro con Roma Il deputato Pd continuerà la battaglia: «Non posso mollare, il governo capisce»
Di Irene Aliprandi
Palazzo Piloni, sede della Provincia di Belluno, senza le bandiere esposte - In alto la sede dell'ente a Palazzo Piloni A sinistra il consiglio provinciale che entro fine mese vota il bilancio
Palazzo Piloni, sede della Provincia di Belluno, senza le bandiere esposte - In alto la sede dell'ente a Palazzo Piloni A sinistra il consiglio provinciale che entro fine mese vota il bilancio

BELLUNO. Se il destino è certo, nulla si sa sulle prospettive. Il giorno dopo la decisione della Commissione bilancio del Senato, che ha deciso di non concedere eccezioni alle Province interamente montane, le incertezze restano molte. Se la condanna a morte della Provincia di Belluno diventa esecutiva, non si hanno indizi su dove finiranno i suoi 69 Comuni, sulle sorti dei 260 dipendenti e sull’assetto politico dell’ente che comprenderà Belluno.

Domani il decreto sulla Spending review, così come è stato emendato in Commissione, verrà portato in aula in Senato per l’approvazione e il governo ha annunciato che porrà la fiducia, quindi senza possibilità di modifiche che saranno escluse anche nel passaggio alla Camera, previsto nei primi giorni di agosto. Dopo il via libera definitivo, le Regioni avranno 60 giorni per proporre il riordino dei loro territori, con i confini delle nuove Province sulla base dei parametri minimi fissati dal governo Monti.

Per la provincia di Belluno ci sono due opzioni: la fusione in blocco con Treviso o lo scorporo di alcuni Comuni, come quelli del Feltrino vicini a Vicenza, ma Luca Zaia frena con decisione affermando che: «Non firmerò niente. La Provincia di Belluno non si tocca, io non decreto la morte del bellunese per colpa di qualche burocrate che non conosce la montagna».

Impossibile, quindi capire come andrà a finire. Da una parte c’è il presidente della Regione che si rifiuta di dar corso al provvedimento su Belluno: «Da trevisano dico che Belluno deve restare com’è»; in parallelo c’è il deputato bellunese del Pd Gianclaudio Bressa che nutre ancora qualche speranza.

«Non posso mollare», dice nonostante la delusione di venerdì sera. «Quando ho posto il problema delle Province interamente montane che non erano state considerate nel decreto, il governo ha capito e si è dimostrato molto disponibile. I parametri sulla montagna sono previsti dall’Unione Europea, io credo che questo ci dia qualche speranza».

Mentre sul rifiuto del presidente della Regione Veneto Zaia, che non intende procedere al riordino, Bressa ha una visione più cruda: «Se non lo fa lui lo farà il governo».

Infine è rinviata a un provvedimento che potrebbe arrivare solo con l’autunno la decisione sull’assetto istituzionale delle Province del futuro. In teoria il governo ha stabilito che saranno enti di secondo grado, cioè non elettivi, governati da giunte nominate dai sindaci, ma anche su questo aspetto sono in molti a considerare la necessità di modificare la decisione. «Ci stiamo lavorando», conferma Bressa, «vedremo più avanti».

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