Provincia, dal 2014 se ne sono andati ben 52 dipendenti
BELLUNO. Fuggi fuggi generale a palazzo Piloni. Ormai un quarto del personale, vale a dire 52 dipendenti dal 2014, anno in cui è diventata ente di secondo livello, ad oggi, se n’è andato.
L’ultimo dipendente, responsabile delle strutture ricettive, ha lasciato la settimana scorsa.
Di questi 52 lavoratori pubblici, 40 erano legati alle funzioni fondamentali dell’ente provinciale, alla polizia provinciale e ai servizi del lavoro, mentre gli altri 12, che hanno lasciato il loro incarico nell’ultimo anno, erano collegati ai servizi non fondamentali cioè erano distaccati dalla Regione. Ad oggi, quindi, a palazzo Piloni, sono rimasti 202 dipendenti: 98 legati alle funzioni fondamentali, 27 sono agenti provinciali e 29 si occupano del settore lavoro.
Per quanto riguarda le funzioni non fondamentali, che sono svolte da Venezia tramite personale distaccato a Belluno, i dipendenti sono rimasti 48.
La riduzione a cui sta andando incontro il personale provinciale sta creando non pochi disagi tra coloro che sono rimasti. Anche a livello dirigenziale diventa difficile spartirsi in pochi tutte le attività.
«Questo significa un super lavoro per chi resta», commenta la presidente di palazzo Piloni, Daniela Larese Filon. «Cerchiamo di assecondare tutte le richieste di trasferimento in altri enti pubblici, evitando di metterci di traverso, ma la Regione in cambio deve darci qualche figura in più. Così sta diventando sempre più difficile andare avanti e riuscire a garantire tutto quello che dobbiamo fare».
La presidente è ben consapevole che «ormai, dopo la riforma Delrio la gente percepisce questo ente come un qualcosa di poco sicuro, di incerto e quindi preferisce andare altrove, soprattutto se si tratta di persone che hanno ancora tanti anni davanti prima di andare in pensione. E come non dare loro torto?», si chiede Larese Filon, che poi aggiunge: «Anche se il referendum di gennaio non è passato, la Provincia resta. Ma resta azzoppata, resta a metà, perché non possiamo assumere nessuno, neppure con la mobilità. E questo grazie alla norma che prevede che venga diminuito il costo della funzione pubblica».
«Siamo inchiodati. Non possiamo assumere in alcun modo», precisa.
«E così il personale che resta si trova in grave crisi nel riuscire a mandare avanti le funzioni e garantire i servizi che sono propri della Provincia. Ognuno cerca di fare quello che può e anche di più. Ma non si può certo andare avanti in questo modo. Perciò», conclude, «dobbiamo puntare sul referendum per l’autonomia che vogliamo promuovere».
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