Provincia di Belluno a rischio default, Bottacin: «Quasi inevitabile»
BELLUNO. Uno è pessimista, l’altro è sarcastico. I due ultimi ex presidenti della Provincia commentano con diversi stati d’animo e motivazioni il possibile default (stile Grecia per intendersi) dell’ente di Palazzo Piloni.
Spara a zero il consigliere regionale Sergio Reolon: «Il commissario Capocelli non ha capito bene quale è il suo ruolo: gli è stato chiesto di amministrare la Provincia, non di diventarne il liquidatore. E’ gravissimo che abbia deciso di fermare tutti i progetti europei che erano in atto e che sono importantissimi per lo sviluppo del Bellunese. La sua è stata una scelta unilaterale: ma non ha il diritto di provocare un danno così grande per la provincia».
Reolon invita il commissario «a cambiare rotta, a fare il commissario che gestisce la Provincia, non colui che la vende».
Una Provincia che rischia di sparire più volte, prima il commissariamento poi il dissesto finanziario, e con la spada di Damocle del futuro assetto degli enti locali che si sta decidendo in Parlamento.
«Perchè Capocelli non ha mai convocato i consiglieri regionali, per chiedere ad esempio di avere un sostegno nella distribuzione dei finanziamenti regionali? Penso ad esempio al settore del turismo, agli Iat».
Se Capocelli non ha mai parlato con Reolon, lo ha fatto invece con Gianpaolo Bottacin che del lavoro del commissario dà un buon giudizio: «Ci siamo parlati in più occasioni, mi ha chiesto chiarimenti sui bilanci, sui rapporti istituzionali con Regione e Stato. Mi sembra che si sia mosso correttamente. Il problema è che con questo Governo di tecnici non si riesce a parlare. Non ci riescono neppure gli assessori regionali».
Per Bottacin il dissesto finanziario, il default, sembra ormai inevitabile. Non è ipotesi che si affaccia solo ora all’orizzonte di Palazzo Piloni. Già l’anno scorso ne aveva parlato lo stesso Bottacin, in uno dei frequenti viaggi a Roma in cerca di soldi.
Però ora non mancano degli spiragli che sono legati proprio alla eccezionalità dell’evento. Sarebbe il primo caso in Italia del default di una Provincia. Potrebbe essere l’occasione perchè Belluno diventi davvero un caso nazionale, perchè il Governo se ne faccia carico.
«C’è un problema di fondo, quando si parla di finanziamenti per le Province, un peccato originale: i fondi vengono dati in base agli abitanti, invece che in base alla estensione territoriale. Ma i compiti delle Province non sono quelli sociali dei Comuni, sono legati al territorio: le Province si occupano di strade, di frane e di trasporto pubblico. Nulla di tutto ciò ha a che vedere con il numero degli abitanti», spiega ancora Bottacin.
Sta di fatto che al bilancio della Provincia mancano circa 17 milioni di euro per affrontare il 2012. Una cifra ancora non certa, perchè non si conosce l’ammontare dei fondi decisi dal Governo.
Ma tutto quello che sta accadendo in questi giorni, ha radici nelle gestioni del passato? Entrambi gli ex presidenti ovviamente dicono di no.
«Tutto dipende dai tagli orizzontali agli enti locali decisi dalle varie manovre degli anni scorsi», dice Reolon. E sulla stessa linea è anche Bottacin: «Quando l’anno scorso sono andato a Roma a parlare della situazione di Belluno e ho anche prospettato che si sarebbe potuti arrivare al dissesto finanziario, alla Ragioneria di Stato mi hanno detto che avevamo dei parametri eccezionali: avevamo tagliato nelle spese al personale, avevamo un indice di indebitamento del 70 per cento della spesa corrente, quando la legge consente di avere un indebitamento molto più elevato. Le cause di una nostra caduta, ci avevano detto anche un anno fa, potevano essere solo esterne: appunto i tagli decisi dallo Stato. Come è puntualmente accaduto. E’ quasi bene che questa situazione avvenga con Capocelli commissario, visto che è il rappresentante del Governo».
Quali saranno le conseguenze del default? La messa sul mercato delle società partecipate, prima di tutto, la vendita del patrimonio immobiliare. E i dipendenti? «Se lo Stato con copre il buco e non risana la situazione, se la Provincia viene sciolta, i dipendenti passeranno ad altri enti, ai Comuni o alla Regione. Considerati i compiti che svolge la Provincia mi sembra più logico pensare che passerebbero alla Regione», conclude Bottacin. (ma.co.)
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