Provincia e Cisl: «Difenderemo il centro di controllo Enel a Polpet»

Padrin: "Un presidio per noi strategico". Bottacin assicura che l'ipotesi è stata accantonata



Sindacati e Provincia alzano gli scudi in difesa del centro di teleconduzione a Polpet, che l’Enel vuole chiudere. Per il territorio è un avamposto nel monitoraggio dei bacini idroelettrici, utile nella gestione delle emergenze meteo perché tiene costantemente sotto controllo il flusso delle acque nei laghi e il buon funzionamento degli impianti. Lo dice il presidente della Provincia Roberto Padrin – «è un presidio per noi strategico e che difenderemo in tutti i modi» – e lo ribadisce la Cisl: «Siamo contrari alla chiusura del centro di controllo Enel di Polpet e faremo tutto quello che ci è possibile per impedire una scelta miope e poco lungimirante», tuona il segretario generale Rudy Roffarè.

Dopo l’allarme lanciato dal deputato di Forza Italia Dario Bond, il presidente della Provincia Padrin ribadisce l’importanza del centro di controllo a Polpet. «Mi auguro che la decisione di chiuderlo non sia presa e, se invece è presa, che si possa cambiare», afferma. «Avere in loco un controllo di questo genere ci può aiutare in situazioni di emergenza, come si è visto in occasione della tempesta Vaia di fine ottobre. Perderlo sarebbe un colpo che non ci sta bene subire».

Nel frattempo, l’assessore regionale alla protezione civile Gianpaolo Bottacin assicura che «l’ipotesi è stata congelata. Me lo hanno confermato i rappresentanti dell’Enel che ho incontrato lunedì mattina a Marghera. Sicuramente fino a fine anno il centro di Ponte non verrà toccato».

Chiudere il centro di Polpet, per poi procedere ad un controllo a distanza, sarebbe sbagliato. Ne è convinto il segretario generale Cisl Belluno Treviso, che evidenzia come «tra Auronzo e Treviso ci sono oltre 60 centrali elettriche medio-grandi, tutte controllate dal centro di Polpet, e chiuderlo a favore di un controllo a distanza di migliaia di chilometri è sbagliato perché verranno a mancare il coordinamento e il monitoraggio fisico».

Inoltre, prosegue Roffarè, «in cambio di limitate economie di scala aziendali, si rischia di compromettere la presenza sul territorio di tecnici qualificati e professionali, custodi di conoscenze che vanno oltre gli aspetti tecnici: conoscono tutte le vallate e i loro torrenti, riescono a controllare l’intero complesso sistema di dighe e i canali artificiali, molti dei quali attraversano le montagne in gallerie».

«Il sistema Bellunese», aggiunge il segretario della Cisl, «è una grande struttura di vasi comunicanti e in caso di alluvioni eccezionali, come quella di ottobre, è proprio la presenza sul territorio di persone preparate a garantire la sicurezza dei cittadini e limitare i danni a valle, lungo il corso del Piave: non bastano i sensori. I cambiamenti climatici ci impongono di ripensare il modo di consumare e di produrre l’energia, quindi non siamo contrari all’energia pulita come l’idroelettrico. Ma tutto ciò va valutato con attenzione».

«Invitiamo tutto il territorio a fare squadra su questo tema», conclude Rudy Roffarè, «perché le scelte non possono essere solo di mera convenienza economica, ma devono avere una regia politica e territoriale». —



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