Provincia ladina, interesse zero

Cortina, Colle e Livinallongo decisi a tentare la “riunificazione” con Bolzano dettata dal referendum
CORTINA. I ladini, piuttosto che una provincia autonoma tutta per loro all’interno della regione Trentino Alto Adige, preferiscono di gran lunga l’aggregazione al Sud Tirolo, come ha sancito in maniera inequivocabile il referendum celebrato nel 2007 a Cortina, Colle Santa Lucia e Livinallongo. Ieri i sindaci dei tre paesi (rispettivamente Giampietro Ghedina, Paolo Frena e Leandro Grones) si sono incontrati nella Conca per valutare la proposta del consiglio comunale di Canazei per la riunificazione dei 19 Comuni del gruppo del Sella in una provincia tutta loro, che diventerebbe la terza della vicina regione.


«Siamo rimasti sorpresi del passo in avanti, del tutto incauto, compiuto dal collega Silvano Parmesani di Canazei», afferma Frena di Colle Santa Lucia, «noi siamo fermi alle richieste delle nostre comunità avanzate con il referendum di 10 anni fa: il ritorno nel Tirolo, da cui siamo stati separati nel lontano 1923».


Con questo presupposto i ladini di Cortina, Colle e Livinallongo si sentono davvero ben poco coinvolti nelle prove referendarie del 22 ottobre.


« E’ comprensibile che l’unico referendum che interessa a noi ladini è quello di 10 anni fa», sottolinea Ghedina, di Cortina, «rispettiamo l’impegno della Regione Veneto e della Provincia di Belluno per la loro autonomia. Ma non è questo il nostro orizzonte. Ecco perché non ci saremo alla manifestazione di Belluno. E, se posso aggiungere, non abbiamo neppure condiviso troppo la lettera scritta dal presidente Padrin alle massime autorità regionali e statali contro il distacco di Sappada dal Veneto».


Ghedina si dice impegnato a portare avanti, insieme alla Regione e al governo, lo «straordinario lavoro» per i Mondiali di sci del 2021.


«Riconosciamo il grande impegno di Roma e di Venezia. Saremo sempre grati per questa disponibilità. Mentre ringraziamo, però, dobbiamo ammettere che, in tema di tutela e di promozione delle minoranze, la Regione Veneto non ha fino ad oggi dimostrato la necessaria attenzione. E’ comprensibile, dunque, che noi ci sentiamo più a casa in Alto Adige».


Con evidente ansia, le comunità di Fodom attendono l’esito del voto alla Camera il 24 ottobre, su Sappada. Sempre che venga confermato. In un caso o nell’altro, i sindaci hanno deciso di riprendere in mano l’iter referendario, o meglio il percorso parlamentare post referendum, per procedere anche loro ai vari passaggi a palazzo Madama e a Montecitorio. «Sappiamo bene che, come nel caso di Sappada, è necessario portare a Roma la disponibilità della Provincia che ci accoglie e della Regione dalla quale ci distacchiamo. Ecco perché», sottolinea il sindaco Frena, « chiederemo presto un incontro con il presidente di Bolzano, Arno Kompatscher».


Essendo Ghedina impegnato nella vicenda dei Mondiali, sarà Frena a coordinare il lavoro, in stretta collaborazione con il suo collega di Livinallongo, Grones. Sarà costituita anche una commissione che si farà carico di seguire, passo dopo passo, un percorso così complesso e delicato.


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