Provincia, svanisce ogni speranza
BELLUNO. Nessuna eccezione. La commissione bilancio del Senato ha bocciato l’emendamento che chiedeva di mantenere nell’assetto attuale le tre Province montane a statuto ordinario: Sondrio, Verbania e Belluno. Il passaggio di ieri sera si può considerare definitivo, perché quando il decreto sulla Spending review arriverà in aula (molto probabilmente lunedì) il governo porrà la fiducia sul testo, riscritto sulla base dell’analisi degli emendamenti fatta in commissione.
Sfuma, dunque, definitivamente la speranza dei bellunesi di veder sopravvivere la Provincia, condannata dai criteri minimi fissati dal decreto del 20 luglio: 350.000 abitanti (soglia abbondantemente non raggiunta) e 2.500 chilometri quadrati.
«È un voto sciagurato», afferma il deputato del Pd Gianclaudio Bressa, che ha lavorato molto per salvare la Provincia di Belluno, sfruttando la definizione di “totalmente montana” sulla base di caratteristiche accolte da tempo nella legislazione nazionale.
Ma forse quella che è mancata è un’azione forte in Senato, dove il timore di scatenare la guerra delle eccezioni, ha cancellato anche le chance per quei territori che più avrebbero bisogno di tutela. Proprio oggi il presidente della Regione Veneto Luca Zaia si era espresso con poche, ma chiare parole, sulla necessità di mantenere la Provincia di Belluno e l’unica novità introdotta dalla commissione bilancio del Senato riguarda proprio la delega alle Regioni, alle quali spetterà il compito del riordino generale di questi enti. I criteri minimi però restano inalterati e quindi Venezia non potrà far altro che disegnare nuovi confini provinciali in modo da rispettare il dettato del governo.
«Il governo era d’accordo», dice ancora Bressa, «ma in Senato si è assistito ad un vero e proprio suk. Io ho ancora la speranza che le cose possano cambiare, con la stessa forma». Cioè con un altro decreto del governo, che però avrebbe potuto intervenire direttamente nella Spending review, come ha fatto nei molti casi di deroghe concesse già nel testo del 20 luglio.
«Si trattava di accorpamenti impossibili», conclude Bressa cercando di alleggerire le responsabilità del governo Monti. «I territori interamente montani sono garantiti anche dall’Unione Europea, la commissione non ha voluto tenerne conto».
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