Provincia unita per l’assalto alla cassaforte Europa
Un tesoretto proveniente da Ue, Stato e province autonome attende il Bellunese Un convegno a palazzo Piloni pone le basi verso una cabina di regia tra i sindaci
BELLUNO. Un forziere pieno di soldi, da fare invidia al tesoro di Paperon De’ Paperoni, aspetta solo che qualcuno trovi le chiavi. Ma per metterci le mani i sindaci bellunesi devono fare squadra e creare una cabina di regia capace di coordinare i finanziamenti che arrivano da varie fonti - Unione Europea, Fondo comuni confinanti, Bim Gsp, Governo - per consentire uno sviluppo omogeneo della provincia. Se ne è parlato ieri durante l’incontro “Quali risorse per la provincia di Belluno” organizzato dal Comitato paritetico per la gestione del Fondo comuni confinanti a palazzo Piloni. Una tavola rotonda che guarda al passato ma soprattutto al futuro.
Direzione Europa.
Fesr, Fse, Feasr, Interreg. Sigle che sembrano un rebus per chi non ha dimestichezza con i fondi europei e che si trasformano invece in progetti concreti da milioni di euro per chi ne conosce i segreti. Proprio questo è l’obiettivo di Roger De Menech, presidente del Comitato paritetico per il Fondo comuni di confine e moderatore della tavola rotonda. «Il Fondo fino ad ora si è mosso per finanziare i progetti dei comuni confinanti con le province di Trento e Bolzano e per dare corpo a piani di area vasta» spiega, «ma tra gli obiettivi c’è anche quello di intercettare fondi dell’Unione Europea, ed è quello a cui dobbiamo puntare ora».
I protagonisti.
I Fondi per i comuni di confine riversano sul Bellunese 80 milioni di euro all’anno versati dalle province autonome di Trento e Bolzano. Per il Bellunese, che conta 15 comuni confinanti, si traduce in 7.5 milioni di euro per i singoli municipi e 27 milioni in progetti strategici da dividere a loro volta in risorse destinate alle tre vallate (Agordino-Cadore e Comelico-Feltrino) e all’intera provincia (il 20%). Dal 2010 ad oggi sono stati presentati 149 progetti per un totale di oltre 300 milioni di euro, anche se solo una quota è stata effettivamente liquidata. Oltre a questo ci sono le risorse dei Gal (Gruppi di Azione Locale) che gestiscono fondi europei e che per il Bellunese possono contare su 8.1 milioni per l’Alto Bellunese e 7.512.000 euro per il Gal Prealpi Dolomiti su fondi Psr 2014-2020, oltre alle risorse Interreg. Ed ancora i fondi del Consorzio Bim, provenienti in gran parte dai sovracanoni elettrici, che vengono spesi in investimenti e servizi. Senza dimenticare le “aree interne”, una possibilità recente che riguarda Comelico e Agordino con 8.4 milioni di euro a testa provenienti da fondi statali e europei. Una vera e propria pioggia di soldi che ha però bisogno di una cabina di regia per essere gestita.
Sviluppo omogeneo.
«I protagonisti di questo processo sono i comuni» spiega De Menech, «ma ci vuole un coordinamento come abbiamo fatto per i progetti di incremento della scolarità dei giovani bellunesi o quelli sulla ciclabilità, che vedono interessati il Fondo comuni confinanti e il Gal 2 per i territori che ne rimanevano esclusi». Alla tavola rotonda di ieri hanno preso parte Flaminio Da Deppo, presidente del Gal Alto Bellunese, Alberto Peterle, presidente del Gal Prealpi e Dolomiti, Umberto Soccal, presidente del Consorzio Bim Piave e Serenella Bogana, vice presidente della Provincia di Belluno, insieme a Stefano Meneghini, professionista del settore. «Sono molti i fondi europei» spiega Bogana, «le potenzialità e le risorse ci sono». «Bisogna cambiare prospettiva» spiega Meneghini, «e creare prima i progetti per poi andare a caccia dei finanziamenti. Per fare questo serve una pianificazione della progettazione». «Ora questo tavolo deve diventare permanente» conclude De Menech, «chiediamo alla Provincia un coordinamento forte».
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