Punto nascite di Pieve, Ciotti ricorre al prefetto

Il sindaco denuncia l’interruzione del servizio per la gente di montagna. «La dirigenza Usl ci aveva promesso che a gennaio avrebbe riaperto il reparto»
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso

PIEVE DI CADORE. Il sindaco di Pieve ribadisce il suo fermo no alla chiusura del punto nascite dell’ospedale Giovanni Paolo II e nella battaglia a difesa del nosocomio cadorino chiama in causa il prefetto di Belluno, Francesco Esposito, al quale ieri ha inviato una lettera per denunciare l’interruzione del pubblico servizio costituito dal punto nascite.

«Sono costretta a scriverle pubblicamente per denunciare una gravissima mancanza da parte della dirigenza Usl del nostro tettirotio», si legge nella denuncia redatta dal primo cittadino cadorino, «dal 5 novembre il punto nascite di Pieve, la cui apertura è prevista dal piano socio sanitario 2012 della Regione, è ancora chiuso e le mamme vengono dirottate al San Martino di Belluno con grave nocumento e rischio per madre e figlio».

L’invettiva della Ciotti prosegue: «Le scuse accampate dalla dirigenza Usl sono la mancanza di medici ma era stato promesso pubblicamente alle istituzioni che a gennaio si sarebbe riaperto il reparto».

Nella lettera di denuncia il sindaco di Pieve lancia un accorato appello al prefetto affinché intervenga in prima persona per fare luce sulla vicenda: «Recentemente una giovane madre del Cadore è stata dimessa dall’ospedale di Belluno ed ha partorito in casa, soccorsa dall’ambulanza e portata all’ospedale di Pieve per le cure del caso».

«Per fortuna tutto è andato per il meglio», commenta il sindaco, «ma aspettiamo che ci scappi il morto per intervenire in questa situazione tanto incredibile quanto raccapricciante?».

La Ciotti, da sempre in prima linea quando si tratta di difendere l’operatività dell’ospedale Giovanni Paolo II, è andata oltre ed alla denuncia ha allegato una nota redatta ancora tre anni fa dalla polizia stradale che attesta come i tempi di percorrenza tra Pieve e Belluno non siano affatto celeri: da località come Cortina, Sappada e Danta per raggiungere il capoluogo infatti un automezzo in condizioni di traffico normale impiega mediamente un’ora e mezza. Tempi che si riducono a 45, 50 minuti se a percorrerlo è un’ambulanza.

«Si aggiunge che durante le giornate di traffico intenso, che interessano le vie che portano verso le note località turistiche del Cadore, tali tempi si allungano in maniera esponenziale e, nel caso si sommassero anche condizioni meteo avverse, si potrebbe arrivare perfino al completo blocco del traffico ordinario», si legge nella nota della polstrada che il sindaco ha allegato alla lettera.

«La nota redatta dalla polizia stradale testimonia come il trasferimento dei degenti da Pieve a Belluno nasconda in sé una serie di rischi enormi», sottolinea ancora la Ciotti commentando la sua iniziativa, «rischi di cui evidentemente qualcuno negli uffici della Usl non tiene conto venendo meno ai propri compiti».

Il sindaco Ciotti chiude la sua missiva esortando il prefetto a farsi sentire «anche dalla politica regionale che ha gravi responsabilità in merito oltre che naturalmente dal direttore generale che sembra aver dimenticato l’impegno di aprire quanto prima questo importante, essenziale servizio».

Il tutto mentre sempre dall’ospedale di Pieve trapela un’altra crepa, questa volta proveniente dal reparto di diabetologia soggetto ad una riduzione del personale medico.

Gianluca De Rosa

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