Punto nascite, «Il concorso risolverà la situazione»
PIEVE DI CADORE. «Vogliamo fugare tutta una serie di “retropensieri” che vorrebbero attribuire, di volta in volta alla Regione o alla direzione strategica o generale di questa azienda, una volontà diabolica di ridimensionare o azzerare i servizi all’ospedale di Pieve di Cadore. Certo, i problemi ci sono, chiari e oggettivi, e riguardano la carenza di medici. Per cui è necessario agire a sistema e andare alla radice delle criticità. Attribuire all’Usl 1 intenzioni mefitiche non è però il percorso giusto».
Il direttore generale dell’Usl 1, Adriano Rasi Caldogno, ha convocato ieri la stampa sul tema della chiusura del punto nascite, «per fare chiarezza all’opinione pubblica, a cominciare dalle popolazioni cadorine, soprattutto a seguito delle affermazioni di questi giorni del sindaco di Pieve, Maria Antonia Ciotti (che due giorni fa ha scritto al presidente della Regione, Luca Zaia, chiedendogli di rimuovere la direzione strategica dell’azienda sanitaria, ndr). Non entro nel merito del tono delle esternazioni del primo cittadino», ha detto Rasi Caldogno, «ma intendo precisare che il nostro obiettivo è ripristinare i servizi sulla base dei medici che daranno la propria disponibilità. E sono 39 coloro che hanno presentato la loro candidatura al concorso per ostetrici-ginecologi a tempo indeterminato attivato dall’Usl 1. Concorso che sarà espletato mercoledì e giovedì. Dopo le prove dei candidati, che ci si augura risultino idonei, sarà possibile per questa azienda assumere tutte le unità già da tempo autorizzate dalla Regione per garantire la piena operatività dei reparti di Pieve e Belluno, superando l’emergenza attuale».
L’organico necessario per garantire l’attività del punto nascita di Pieve e del San Martino di Belluno è infatti di 16 dirigenti medici. Operativi attualmente sono 7, più il primario facente funzione. E Rasi Caldogno (insieme al direttore sanitario Giovanni Pittoni, al direttore medico Raffaele Zanella, al dirigente amministrativo responsabile del servizio personale Tiziana Bortot e al primario f.f. di ostetricia e ginecologia Geremia Russo) ha voluto ripercorre i passaggi che, negli ultimi mesi, hanno portato ad attuare, da ieri, «una nuova temporanea e transitoria organizzazione che prevede la presenza di un unico medico a Pieve per consentire lo svolgimento dell’attività ambulatoriale e della consulenza interna al presidio. Attività che verrà svolta dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17». «Non si transige sulla sicurezza di partorienti e neonati», hanno aggiunto Rasi Caldogno e Pittoni, «è la nostra stella polare». E a questo fine il personale ostetrico ed infermieristico è presente a Pieve sulle 24 ore «e dovrà attenersi, nel caso di un trasporto verso l’Unità operativa di ostetricia e ginecologia di Belluno, all’istruzione operativa vigente. Le ostetriche garantiscono l’assistenza alle donne durante tutta la gravidanza e durante il delicato momento del post-parto e dell’allattamento». «Il reparto a Piave continua a fare ambulatorio e diagnosi pre natale, ma non sala parto», ha precisato Russo, «per poter tenere aperta quest’ultima ci vogliono almeno due medici, specie nel caso di parti che comportino complicanze o che rendano necessario il cesareo. Dal 5 settembre c’è stato a Pieve un solo parto che era “imminente”, per il resto le donne hanno partorito a Belluno. È stata avviata una campagna informativa». Dal 5 settembre era stato deciso di mantenere l’attività soltanto in orario diurno, dalle 8 alle 20, garantendo la reperibilità di un medico dalle 20 alle 8. «A metà ottobre, purtroppo, altri due ginecologi hanno presentato le dimissioni e non si è potuta sostenere nemmeno questa soluzione. Ricordiamo poi che dobbiamo rispettare le normativa europea sull’orario di lavoro», ha ribadito Rasi Caldogno.
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