Quattordici agricoltori coltivano canapa

È partita bene l’iniziativa nel Bellunese, stasera se ne parlerà a Ponte nelle Alpi restano ancora i problemi legati alla mancanza di macchinari e di filiere

BELLUNO. La coltivazione della canapa diventa condivisa. Questo grazie all’“ok” arrivato pochi mesi fa per la provincia di Belluno dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. E grazie all’iniziativa promossa nel mese di marzo di quest’anno da Manuela Pierobon, che nel settembre dello scorso anno, aiutata dal padre Angelo, ha avviato su un appezzamento di 800 metri quadrati, a Soccher, la coltivazione della canapa.

Fin dall’inizio Manuela aveva reso noto il suo obiettivo: permettere la nascita di una vera e propria filiera, coinvolgendo i giovani e favorendo nuove opportunità occupazionali. Era però necessario abbattere alcune difficoltà, «rappresentate in primis da una questione tecnica», spiega Manuela.

«Le normative impongono infatti a ogni coltivatore l’acquisto di un sacco di 25 kg di semi, che corrispondono a una superficie seminativa di 5.000 mq. Il problema era che molti, pur essendo interessati a iniziare quest’esperienza, avevano abbandonato l’idea proprio per questo motivo: l’intento dei nostri agricoltori è infatti quello di iniziare con un campo di piccole dimensioni».

Ma le criticità in provincia sono anche altre: la difficoltà di recuperare i macchinari per raccolta, la mancanza di filiere strutturate dei prodotti della canapa e il fatto che in un territorio montano come Belluno prevale un’agricoltura di piccola scala, vista anche la parcellizzazione degli appezzamenti. «Ho allora inviato una lettera al Ministero, spiegando la situazione, e chiedendo se nel nostro territorio fosse possibile avviare la condivisione del sacco tra più agricoltori», precisa Manuela. La risposta non è tardata ad arrivare. Ed è stata positiva.

«L’ok è arrivato anche dalla Guardia di finanza di Belluno», continua Manuela. «Allo stato attuale sono 14 gli agricoltori che hanno deciso di partecipare a questa esperienza, condividendo i semi e le esperienze: si tratta di giovani, sia uomini che donne, di Ponte, Alpago, Feltrino, Sinistra Piave e Cadore. Insomma, tutto il territorio provinciale è rappresentato». 

«Al momento gli agricoltori che fanno parte della filiera lavorano manualmente», ribadisce la Pierobon, che sul sito www.canapicultura.it ha inserito tutte le istruzioni sulle diverse fasi della coltivazione. «Dovremo cercare di risolvere il problema della mancanza di macchinari adatti alla raccolta e alla trasformazione della fibra. Ma bisognerà pensare a come affrontare il fatto che manchino terzisti nelle vicinanze». Intanto l’attività della giovane pontalpina, laureata in Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio, procede. «Il recupero della coltivazione della canapa è importante non solo dal punto di vista culturale, ma anche economico e ambientale», prosegue. «I suoi utilizzi sono numerosi e questo potrebbe rappresentare un’occasione di sviluppo delle imprese di vari settori».

Martina Reolon

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi