Quattro bellunesi nel caos di Londra

A Tottenham sabato scorso quattro ragazzi bellunesi, in vacanza, si sono trovati spettatori degli scontri che in questi giorni stanno devastando l'Inghilterra. Il racconto: "Vedevamo tanti giovani neri incappucciati in mezzo alla strada, hanno dato fuoco a un’auto" (in foto Alessandro Piol, Michele Pellegrini, Alessio De Min e Simone Burlon)
Alessandro Piol, Michele Pellegrini, Alessio De Min e Simone Burlon
Alessandro Piol, Michele Pellegrini, Alessio De Min e Simone Burlon
BELLUNO
. Una vacanza tra amici, un sabato allo stadio, poi, all'uscita, fumo e fiamme. E' la cronaca di quanto è accaduto a Tottenham sabato scorso a quattro ragazzi bellunesi, che si sono trovati spettatori degli scontri che in questi giorni stanno devastando l'Inghilterra.


I giovani sono rientrati martedì. «Sabato scorso eravamo andati allo stadio a vedere Tottenham - Atletic Bilbao», racconta Alessandro, figlio dell'ex assessore provinciale Quinto Piol. Con lui in vacanza c'erano Michele Pellegrini, Alessio De Min e Simone Burlon, tutti attorno ai 20 anni e tutti appassionati di calcio (giocano nel Castion). Avevano deciso di regalarsi una vacanza a Londra, e sabato scorso erano allo stadio a vedere un'amichevole pre campionato. Sabato, il giorno in cui sono scoppiati i primi disordini a Tottenham.


«Quando siamo usciti ci siamo accorti che non passavano gli autobus», continua Alessandro Piol. «Abbiamo camminato un po' verso il centro, finchè ci siamo imbattuti in una ventina di ragazze di colore, che reggevano dei cartelli. Ci hanno spiegato che protestavano per la morte di un ragazzo». Si trattava di Mark Duggan, la cui uccisione è stata la scintilla che ha fatto degenerare la situazione. «Fatti altri 20 metri, però, e dopo neanche un minuto, tutta la strada si è riempita di ragazzi di colore incapucciati», continua Piol.


«All'orizzonte vedevamo un cordone di polizia, mentre in mezzo c'era un'auto della polizia impazzita, che correva e sbatteva contro i pali della luce e i cartelli stradali. Ne ha abbattuti alcuni». A quel punto «i neri hanno iniziato a tirarle contro dei sassi, forse anche qualcosa di incendiario, perchè l'auto ha preso fuoco». I quattro bellunesi si sono quindi diretti verso una strada laterale, sbucando di fronte a una caserma dei vigili del fuoco: «E' arrivata un'auto, credo dei manifestanti, perchè si è messa di traverso davanti all'uscita dei mezzi di soccorso, impedendo loro di uscire».


I giovani dormivano a Camden town, in una zona relativamente tranquilla: «Lì la protesta è arrivata solo l'ultimo giorno, prima che partissimo. Ce ne siamo accorti la mattina, perchè c'erano tutte le vetrine dei negozi distrutte. Soprattutto quelli che vendevano telefonini. Ci ha colpito vedere tantissima gente con la scopa in mano che ripuliva i cocci, tanti erano giovani». Piol, Pellegrini, De Min e Burlon non sono stati coinvolti direttamente dagli scontri: «Di giorno giravamo per il centro di Londra, e la situazione ci sembrava tranquilla. Anche perchè era pieno di polizia. La sera però si percepiva un clima teso, si sentivano continuamente sirene, di ambulanze e polizia. E si vedeva il fumo, in lontananza, dai quartieri di periferia. Però eravamo tranquilli, per quello non siamo tornati prima in Italia». Sono giunti a casa, dove li aspettavano, preoccupati, i genitori, si sono resi conto della portata degli scontri: «Da lì sembrava meno pericolosa la città», conclude Piol.

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