Quattro “ Sportelli donna” al via anche in provincia

Cofinanziati dalla Regione, sono stati voluti dalla Consigliera di parità per dare sostegno in campo legale, psicologico, occupazionale e familiare alla quota rosa
Di Paola Dall’anese

BELLUNO.  Belluno era l’unica provincia del Veneto a non essere coperta da questo servizio, ma dai prossimi mesi anche in montagna partiranno gli “Sportelli donna”.

La notizia arriva dalla Consigliera di parità di Belluno, Rossana Mungiello: «Dopo circa due anni di lavoro scrupoloso, grazie a una lunga e tenace azione di sensibilizzazione e raccordo tra me e i diversi Comuni del territorio provinciale, sono riuscita a presentare nell’ottobre 2013 due domande di cofinanziamento alla Regione Veneto, in base ad un apposito bando dedicato, per l’apertura di specifici servizi destinati alle donne», dice la Consigliera di parità.

I due progetti hanno coinvolto complessivamente 10 Comuni opportunamente individuati per poter offrire assistenza a tutto il territorio. «Per fortuna entrambe le domande di cofinanziamento sono state accettate dalla Regione». Il progetto complessivamente varrà 58 mila euro di cui circa 15 mila saranno messi da Venezia e il restante da fondi ministeriali per la consigliera di parità.

Saranno aperti quattro Sportelli donna nei Comuni di Pieve di Cadore, Santo Stefano di Cadore, Ponte nelle Alpi e Mel (di cui quelli di Pieve di Cadore e di Ponte nelle Alpi sono stati capofila) e sei “Punti informativi” nei Comuni di Soverzene, Puos D'Alpago, Longarone, Perarolo, Domegge e Auronzo. L’iniziativa dovrebbe partire a breve, al massimo entro maggio «anche perché l’intenzione è quella di partecipare anche quest’anno al bando, per dare continuità al progetto e dobbiamo rendicontare entro ottobre, per cui i tempi sono stretti», sottolinea Mungiello che poi spiega cosa faranno concretamente questi sportelli.

«Offriranno un servizio professionale e certificato dalla rete regionale Quidonna, servizio destinato ad assistere l’utenza in particolare nell’ambito psicologico, legale, occupazionale e familiare per particolari necessità di cura. Si tratta di un servizio pubblico, interamente gratuito, che prevede un’assistenza gratuita e che serve per indirizzare le donne ai centri più appropriati in cui possono risolvere i loro problemi».

La Consigliera, inoltre, sottolinea come «abbiamo fatto la proposta anche a Belluno e Feltre, ma i due Comuni non l’hanno accolta. La questione è che molte donne oggi devono tirare avanti in precarietà, anzi da questo punto di vista sono tra le più discriminate, costrette a contratti a termine che creano ancora di più una situazione di incertezza. Cercheremo, inoltre, di offrire un supporto nella conoscenza dei contratti di lavoro per capire cosa significa un contratto a termine e altre notizie».

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