Quattrocento rosai rendono speciale il grande giardino attorno a Seravella
Taglio del nastro ieri per il nuovo allestimento del roseto al museo etnografico di Seravella, frutto della collaborazione tra il museo e Unifarco, con l’appoggio di varie associazioni locali. La fioritura crea un’atmosfera quasi fiabesca: quattrocento sono infatti i rosai che abbracciano il giardino che circonda l’intera struttura, visitabile dai turisti in ogni periodo dell’anno. Al suo interno sono presenti circa 360 tipologie differenti di rose, e ognuna di esse è in grado di raccontare una storia diversa dall’altra grazie alla loro differente provenienza: raccolte nel corso degli anni dai giardini delle ville locali e dalle case contadine all’interno della provincia ma non solo, le piante sono poi state donate al Museo e successivamente catalogate nel corso degli anni, fino a questa nuova ed odierna creazione. Tra le rose più evocative c’è n’è che ricorda le vittime del Vajont.
L’ideazione del giardino nasce nel 2003 grazie all’idea di Daniela Perco, ex direttrice della struttura, appassionata di rose, e dalla sua collaborazione con Alida Dal Farra, Renato Dal Cin e con l’architetto Giuliana Zanella. Si tratta dunque di rose antiche di differenti provenienze, che hanno viaggiato con uomini e donne, e che si legano a particolari momenti della vita come l’emigrazione, la ritualità sacra e a luoghi suggestivi. Tutte le rose sono state identificate e catalogate consentendo dunque al visitatore di conoscerne le numerose varietà presenti, che fanno del giardino un autentico scrigno di biodiversità.
E sulla difesa della biodiversità si è brevemente soffermato Ernesto Riva, presidente di Unifarco, che dopo aver sottolineato alcuni aspetti legati al nuovo allestimento ha lanciato un’ipotesi: «Dopo la creazione del giardino di rose» ha infatti spiegato Riva dopo il precedente intervento del sindaco Carlo Zanella che ne aveva rimarcato l’originalità «potremmo creare anche un giardino botanico per arricchire ulteriormente la struttura in ottica turistica». «È infatti doveroso – ha poi proseguito Riva, citando la situazione legata ai narcisi di Lentiai che stanno lentamente scomparendo – creare delle progettualità che consentano la difesa della biodiversità nel nostro territorio». Insieme ai saluti dell’onorevole Mirco Badole e di Ennio Vigne, sindaco uscente di Santa Giustina, sono arrivate anche le parole di Serenella Bogana, vice presidente della provincia, che ha rimarcato la necessità di investire risorse sul museo. –
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