«Questa manovrà ucciderà il turismo sulle Dolomiti»

BELLUNO. I cento impianti di risalita bellunesi sono gestiti da venti società, che danno lavoro a un migliaio di addetti. Per molti di loro, dover pagare somme così elevate di Imu, è una sorta di...

BELLUNO. I cento impianti di risalita bellunesi sono gestiti da venti società, che danno lavoro a un migliaio di addetti. Per molti di loro, dover pagare somme così elevate di Imu, è una sorta di rovina economica. Per evitare che nel nuovo accatastamento obbligatorio per gli impianti nuovi o rimessi a nuovo incomba questa tassa, già molte di queste società si sono mosse. Sono una trentina, infatti, i ricorsi inoltrati ai tribunali. «Ma visto il precedente negativo, sarà meglio che decidano di ritirare il ricorso, per evitare di gettare al vento altri soldi», dicono Renzo Minella e Valeria Ghezzi, rispettivamente presidente di Anef Veneto e nazionale. «Forse a Roma non si rendono conto delle conseguenze che questa sentenza potrà avere su chi è chiamato a gestire gli impianti di risalita e, di conseguenza, su tutto il turismo della montagna, destinato a morire in queste condizioni. Perché a pagare saranno anche le attività collegate: dagli alberghi ai trasporti, dall’artigianato al commercio. Insomma, se non si interviene subito, rischiamo il collasso». Rincara la dose Luca Barbini, presidente di Confindustria: «È a rischio già la prossima stagione invernale».

Ed è questo che cercheranno di far capire al governo i parlamentari bellunesi De Menech, Piccoli e Bellot, che rappresenteranno a Roma il malumore della montagna italianaa. «Grazie a De Menech, abbiamo parlato con il sottosegretario Bressa. La stessa Bellot ci darà una mano nella commissione bilancio del Senato. Ma come ha detto Piccoli, tutti i politici devono muoversi in questo senso», dice Minella.

L’intervento a favore degli impiantisti dovrebbe già essere trattato in questi giorni in Parlamento, all’interno della discussione sulla delega fiscale (che comprende anche la riforma del catasto)(p.d.a.)

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