«Questi mini impianti deturpano l’ambiente e hanno utilità zero»
BELLUNO
«La strada è quella giusta ed è quella che ho sempre promosso, «ora è compito del Parlamento far arrivare in fondo il decreto portando a casa il massimo risultato per il nostro territorio».
La posizione dell’assessore regionale Gianpaolo Bottacin nei confronti degli incentivi alle cosiddette mini centrali è chiara da tempo e si è scontrata spesso con legislazione attuale: «Per quanto riguarda le procedure autorizzative, in Regione abbiamo adottato il regolamento più restrittivo d’Italia e lo stesso si può dire per la delega che abbiamo dato alla Provincia di Belluno, che deve autorizzare la costruzione dei nuovi impianti grazie alla legge sulla specificità. Ci sono però altri problemi di fondo: ovvero gli incentivi statali e legge 387 del 2003, che parla di fonti rinnovabili e che definisce questo tipo di impianti come opere urgenti e indifferibili. Questo, oltre a facilitarne la costruzione, equipara qualsiasi impianto di questo tipo a un ospedale o a un’altra struttura di pubblica utilità».
Uno dei punti chiave, secondo l’assessore, è il disequilibrio tra costi e benefici di questo tipo di impianto: «Se parliamo di mini centrali, come quelle che si vorrebbero costruire ovunque nel Bellunese, dal punto di vista dell’utilità pubblica rasentano lo zero, dato che tutte sommate non portano a una produzione di energia significante sul totale della rete nazionale. Abbiamo già verificato che questo tipo di impianti, se non fossero incentivati, non starebbero in piedi economicamente, anche per questo sono sempre stato dubbioso sull’incentivarne la costruzione».
Non c’è solo la questione economica. Il rischio maggiore, infatti, è di deturpare l’ambiente e lasciare strascichi di questi interventi al termine delle concessioni: «Si vorrebbe fare come in Trentino, dove a fine concessione la proprietà dell’impianto passa all’ente pubblico. Con la situazione attuale non vorrei che, finiti gli incentivi e il guadagno, i privati se ne andassero lasciandoci solo i “cadaveri” di queste centrali con i relativi costi di smantellamento e con tutti i problemi burocratici che ne conseguono».
L’Europa, però, sembra muoversi in modo ancora troppo goffo sulla questione: «C’è una grande incongruenza tra le normative europee sul tema, perché da una parte ci spingono a incentivare la realizzazione di queste centrali e dall’altra promuovono il mantenimento di portate importanti per i corsi d’acqua. Ora la proposta di normativa c’è e so che il ministro Costa su questo tema è convinto, l’importante è arrivare in fondo all’iter almeno con la forte riduzione di questi incentivi, fermo restando che al netto di tutte le considerazioni politiche dovrebbero spiegarci dove farle queste nuove centrali, visto che non c’è più acqua a sufficienza per soddisfare tutti questi nuovi impianti che vorrebbero costruire». —
M.R.
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