«Qui l’infiltrazione è ancora marginale»
CALALZO. «Nel Veneto non ci sono al momento gruppi mafiosi, a parte l’organizzazione Aspide»: lo ha affermato Pier Paolo Romani, coordinatore nazionale di “Avviso Pubblico”, parlando a Calalzo davanti ad una sala consigliare del municipio affollata, con la presenza di più di 80 persone tra amministratori, forze dell'ordine e anche giovani prevalentemente appartenenti all’associazione “Libera” fondata da don Luigi Ciotti.
«Il motivo per il quale nessuna organizzazione mafiosa si è finora radicata dipende dal fatto», ha aggiunto Romani, «che questa regione è solo una grande via di transito, sia per le merci, sia per i capitali e sia per le persone. E in Veneto sono transitati anche mafiosi provenienti dall’estero, come gli albanesi, i russi e quelli provenienti dai paesi balcanici: ma nessuno ha messo radici».
L’intervento del coordinatore Romani si è svolto nell’ambito del seminario “Conoscere le mafie per costruire la legalità”. Partito da Calalzo ieri mattina, questo ciclo di sette incontri è stato organizzato dalla Regione Veneto, dall’Anci e dall’associazione “Avviso Pubblico” nell’ambito delle iniziative regionali tese a prevenire fenomeni mafiosi e di corruzione. Gli altri seminari si terranno il 28 ottobre a Venezia, il 24 novembre a Verona, il 9 febbraio 2015 a Treviso, il 30 marzo a Rovigo, il 4 maggio a Vicenza e 25 maggio a Padova.
Il programma prevede anche due convegni che si terranno a Padova il 29 settembre ed a Venezia il 15 giugno 2015; quest’ultima sarà l’occasione nella quale saranno tirate le somme del lavoro svolto.
I lavori di Calalzo erano stati aperti da Claudio Piron, rappresentante regionale di “Avviso Pubblico”, che aveva illustrato gli scopi degli incontri, varati per attuare la legge regionale n° 48, approvata all’unanimità dal consiglio regionale, per combattere la diffusione di corruzione e criminalità organizzata.
«Ricordatevi», aveva affermato Piron parlando agli amministratori presenti, «che la legalità tante volte costa cara, e potreste essere chiamati a pagare in prima persona».
Tra i saluti istituzionali c’è stato anche un applaudito intervento del consigliere regionale Sergio Reolon, che ha ricordato i presupposti che hanno portato all’approvazione della legge regionale.
Importante, anche perché fatto da una persona che opera direttamente sul territorio, l’intervento di Roberto Tommasi di “Libera”. Tommasi ha parlato della necessità di arrivare ad una migliore gestione dei beni confiscati alle mafie, auspicando la nascita «di una nuova politica sana».
Per Federica Fant, giornalista del Corriere del Veneto alla quale è spettato il compito di coordinare gli interventi della giornata, «nessuno può chiamarsi fuori, anche perché la crisi attuale può portare le persone e le aziende a dei compromessi economici a volte non di massima trasparenza, pur di sopravvivere».
L’intervento del coordinatore di “Avviso Pubblico”, Pier Paolo Romani, è stato lungo ed approfondito; senza lasciare spazio a dati inutili, ha rifatto la storia della illegalità, partendo dall’origine delle cosche e delle famiglie camorristiche, per arrivare alla situazione attuale, per nulla rassicurante.
«Ricordate», ha affermato, «che tutti noi non dobbiamo fare qualcosa "contro qualcuno" ma qualcosa "per qualcuno". Tutti coloro che operano nella illegalità», ha spiegato, «non cercano denaro o beni, ma cercano solo di ottenere dalle istituzioni l’impunità per quanto stanno facendo. Così, progressivamente, le cosche prendono il sopravvento sullo Stato legale. Nel Veneto tutto è iniziato con la legge sul soggiorno obbligato dei mafiosi che, invece di risolvere il problema, lo ha spostato di località, portandolo anche al nord Italia». I lavori sono proseguiti con l’intervento di Ivan Cicconi, di Itaca; e, dopo un break, con le esperienze portate da amministratori e da esperti. Nel pomeriggio gli ospiti si sono spostati ,per i laboratori previsti, nella Colonia di Padova in via San Giovanni.
Vittore Doro
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi