«Qui non si usa il Pos per pagare»
BELLUNO. «In questo locale non si possono effettuare pagamenti con il Pos», perché manca la linea fissa e il collegamento Internet non è costante.
La scritta campeggia fuori dell’agriturismo gestito da Marta Zampieri a 1283 metri nelle montagne bellunesi. Un cartello dettato dall’impossibilità di adeguarsi alla norma che impone l’obbligo per le attività economiche e i professionisti a dotarsi di un Pos.
Una legge che ha sollevato molte critiche soprattutto nel Bellunese, dove le condizioni dei collegamenti via telefono sono sempre incerti.
E le categorie economiche sono già indispettite per quella che ritengono una manovra nata per agevolare gli istituti di credito.
«Quella del Pos è una vera cavolata», sbotta Marta Zampieri che è andata ieri in banca «per sapere come dovevo fare per mettermi in regola e conoscere i costi di tutto questo. E sono rimasta a dir poco contrariata: basti pensare che dovrei pagare, se lo attivo, 1500 euro all’anno, a cui si aggiunge l’installazione dell’apparecchiatura necessaria e poi le varie commissioni. Prezzo che non cambia se faccio poche transazioni con moneta elettronica, anzi, al contrario, diventa poco economico», precisa la vice presidente della Cia oltre che titolare di un agriturismo.
«A me non conviene dotarmi di Pos, perché non lavoro tutti i giorni, e poi i costi sono troppo elevati, senza considerare che non sempre si riesce a prendere la linea quassù, dove non ho nemmeno il telefono fisso. D’altra parte, anche se la legge non prevede una sanzione, non posso permettermi di essere in fallo se qualche cliente volesse pagarmi con la carta. Per questo, per non incorrere in cose spiacevoli, ho messo questo cartello per informare prima gli avventori che dovranno pagare in contanti». (p.d.a.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi