Quota 100, boom di domande: in 330 vogliono la pensione

In meno di un mese alla sede bellunese dell’Inps sono arrivate tante richieste. Interessato soprattutto il mondo del pubblico impiego e della scuola
Pensionati in attesa presso un ufficio INPS di Napoli in una immagine del 14 Febbraio 2006. ANSA/CIRO FUSCO/
Pensionati in attesa presso un ufficio INPS di Napoli in una immagine del 14 Febbraio 2006. ANSA/CIRO FUSCO/



Trecentotrenta domande in meno di venti giorni. A tanto ammontano le richieste di pensionamento con “quota 100” in provincia di Belluno. I dati arrivano direttamente dall’Inps e sono aggiornati a lunedì. Ad usufruirne di più, finora, sono i dipendenti pubblici, quelli degli enti locali e della scuola e soprattutto gli uomini con un’età compresa tra i 63 e i 65 anni.

Come si ricorderà, a beneficiare della quota 100 sono tutti i lavoratori (pubblici e privati) che abbiano almeno 62 anni di età e un’anzianità contributiva pari a 38 anni. La domanda può essere presentata direttamente dal singolo all’Inps oppure avvalendosi del supporto di un patronato. E proprio gli addetti ai lavori si dicono alquanto sorpresi di questo folto numero di richieste arrivate in così poco tempo.

«Noi abbiamo lavorato 130 domande in un mese», commenta Stefano Gris, responsabile del patronato Inas Cisl di Belluno. «Di queste, 43 erano presentate da dipendenti pubblici e 34 da lavoratori della scuola. Se si tiene conto che il decreto legge è stato pubblicato il 28 gennaio, questi numeri sono davvero elevati». «Per far fronte alle tante richieste e all’aumento dell’afflusso nei nostri uffici», prosegue, «abbiamo potenziato il servizio di verifica dei requisiti per l’accesso alla pensione, con operatori dedicati all’elaborazione di questo tipo di pratiche».

«Dopo il blocco imposto dalla riforma Fornero», spiega Fabio Zuglian, segretario generale della Cisl Fp Belluno Treviso, «sono destinati a crescere i numeri dei pensionamenti con quota 100 tra i dipendenti del pubblico impiego, anche a fronte della possibile riduzione dell’assegno. L’insofferenza dei dipendenti pubblici è evidente ed è legata al blocco del turn over degli ultimi anni, che ha determinato un forte aumento di responsabilità e dei carichi di lavoro. Siamo preoccupati, perché con i pensionamenti andranno perdute una serie di competenze che purtroppo non sono state né potranno essere trasferite a chi verrà assunto: manca il tempo. Basti pensare che per formare un infermiere da sala operatoria ci vogliono sei mesi. Ciò può incidere sulla garanzia della continuità dei servizi, con gravi conseguenze soprattutto in ambito sanitario, un settore in cui dobbiamo già fare i conti con una carenza endemica di personale. Per questo chiediamo alla Regione un piano straordinario di assunzioni: bisogna sostituire in modo veloce il personale e garantire la continuità dei servizi».

Anche per il personale della scuola con quota 100 e il congelamento dell’adeguamento dell’aspettativa di vita fino al 2026 si riapre la possibilità di accedere alla pensione. Dovrà essere presentata domanda di dimissioni telematica entro domani per poter andare in pensione dal 1° settembre secondo i nuovi parametri. «Questa ulteriore finestra», afferma Teresa Merotto, segretario generale della Cisl Scuola Belluno Treviso, «rappresenta un’opportunità per il personale della scuola, con la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro rispetto ai rigidi paletti fissati dalla legge Fornero, anche se la convenienza della scelta va vista caso per caso. Si potrà finalmente dare avvio a un ricambio generazionale della platea degli insegnanti in servizio nelle scuole italiane». —



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