«Radon pericoloso, serve più sensibilità»
BELLUNO. «Il radon non va sottovalutato. Se ne parla troppo poco, vista la sua pericolosità». L’appello arriva dal direttore dell’Arpav di Belluno, Rodolfo Bassan. che ha presentato il problema direttamente al Comitato di coordinamento provinciale, riunitosi nei giorni scorsi in Provincia.
Il radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore, prodotto dal decadimento radioattivo del radio, generato a sua volta dal decadimento dell’uranio, elementi presenti, in quantità variabile, ovunque nella crosta terrestre. La principale fonte di immissione di radon nell’ambiente è il suolo, insieme ad alcuni materiali di costruzione, per esempio il tufo vulcanico, e in qualche caso all’acqua. Il radon fuoriesce dal terreno, dai materiali di costruzione e dall’acqua: se all’aperto si disperde nell’atmosfera, negli ambienti chiusi si può accumulare, raggiungendo concentrazioni elevate. «Quando inalato per lungo tempo, il radon è pericoloso ed è considerato la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di sigaretta», dice Bassan. «Il rischio di contrarre il tumore aumenta in proporzione con l’esposizione al gas. In Veneto si stima che ogni anno circa trecento persone contraggano cancro polmonare provocato dal radon. Per questo è necessario che se ne parli. Gli enti locali, ma anche i privati, dovrebbero far misurare la presenza o meno di questo gas nelle abitazioni, così da prendere i provvedimenti necessari per scongiurare una esposizione pericolosa».
Secondo gli studi effettuati qualche anno fa, sono più di venti i comuni bellunesi a rischio, dove cioè le concentrazioni sono oltre i livelli di guardia. Ma i dati variano continuamente. «Qualche tempo fa sono state monitorate le scuole della provincia e in quel caso si sono trovati dei valori spesso elevati, superiori ai 500Bq/metro cubo, parametro definito livello di azione. La percentuale di scuole in cui almeno un locale ha mostrato una concentrazione superiore al livello di azione era risultato del 7% nel Bellunese».
Anche l’Usl 1 è investita del problema. «Abbiamo svolto attività formative con il Servizio di prevenzione a Ponte nelle Alpi», dice il direttore generale Adriano Rasi Caldogno, «certo sarebbe necessario aumentare la sensibilizzazione, ma il tema è difficile, proprio perché si tratta di un gas che non ha odore, non si percepisce e quindi per questo più pericoloso».
Il radon però è facilmente eliminabile dalle abitazioni. «Si incunea negli scatinati, nei primi piani, nei sotterranei. E uno dei modi per farlo uscire è arieggiare le stanze. Se si abita al piano terra e ci sono delle fessure nella pavimentazione, oltre ad aprire spesso le finestre, si potrebbe pensare di intervenire cambiando il pavimento e rendendolo impermeabile», dicono dall’Arpav. (p.d.a.)
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