Ragazze migranti, subbuglio a Croce d’Aune

SOVRAMONTE. Da qualche mese a Croce d'Aune ci otto ospiti che stanno rivitalizzando, a modo loro, la routine del piccolo borgo. Sono otto ragazze migranti arrivate tramite il consorzio Sviluppo e Innovazione e alloggiate in una casa privata. Ancora non sanno parlare in italiano, quindi difficilmente riescono a interagire con i residenti, per limiti linguistici e in piccola parte anche culturali. Il loro arrivo ha suscitato curiosità, sia perché di solito in paese non c’è grande movimento, sia perché sono tutte molto belle e hanno delle abitudini vistose, tipiche della loro cultura, come parlare al telefono ad alta voce o fare la raccolta differenziata in modo approssimativo.
In questa situazione la mediazione degli operatori, come anche degli amministratori, è fondamentale per garantire la migliore convivenza possibile, se non proprio integrazione. «Quando sono arrivate le abbiamo incontrate e abbiamo spiegato loro come scorre la vita a Croce d'Aune, dove non c'è altro all'infuori del decoro e della tranquillità», spiega Tania Arieta, consigliera di maggioranza e referenze per la frazione.
«Mi sono messa a disposizione per cercare di mantenere la situazione sotto controllo, anche perché stiamo parlando di otto belle ragazze che potrebbero essere facilmente importunate». In paese tempo fa si vociferava di uno strano viavai di macchine.
Ma il sindaco Federico Dalla Torre garantisce che «i controlli delle forze dell'ordine sono costanti e che non abbiamo rilevato situazioni fuori legge».
«Le ho pregate di avere un atteggiamento rispettoso ma anche di farsi sentire», aggiunge la consigliera, «ho lasciato loro il mio numero di telefono per ogni evenienza». Una delle cose che aveva più irritato gli abitanti era il conferimento errato della spazzatura: «È difficile anche per noi fare bene la raccolta differenziata, figuriamoci per loro», esclama Arieta, «dobbiamo cercare di essere comprensivi e pazientare affinché la cooperativa possa educarle alle nostre abitudini».
La speranza è che «il consorzio organizzi dei momenti di incontro con la popolazione e magari che trovi qualcosa da fare a queste ragazze, perché è un peccato vederle sempre in casa senza fare niente». (f.v.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi