Ragazze nel mirino dei “cyberbulli”

Il fenomeno è in crescita: perseguitate sul web anche le giovani con difetti fisici, mentre il bullismo tra i maschi segue le “vecchie pratiche”
BELLUNO. Cresce il fenomeno del cyberbullismo in provincia di Belluno. A rivelarlo è l’indagine portata avanti dall’Ufficio scolastico provinciale, in collaborazione con la Consulta studentesca, negli anni 2015-2016. In tutti gli istituti superiori erano stati distribuiti dei questionari, a cui i ragazzi hanno potuto rispondere in maniera anonima e on line: alla fine sono stati raccolti 2 mila documenti compilati.


Se il bullismo in generale è un fenomeno presente tra i giovani bellunesi ed è stazionario, a crescere e a preoccupare è quello che avviene tramite il web. Secondo l’indagine, infatti, il 12% dei ragazzi è vittima di cyberbullismo; a essere prese maggiormente di mira sono le ragazze dai 14 ai 16 anni. «Sono loro le più vulnerabili all’esposizione al web», commenta il professor Franco Chemello, che ha curato l’indagine (diventata anche una pubblicazione). «Le ragazze vengono molestate con insulti o offese. Ma hanno anche più facilità a costruire relazioni sul web e si sentono più dipendenti dai social, tanto da sentirsi ferite per un mancato “like” (mi piace)».


Emerge anche un dato inquietante: una studentessa del biennio su quattro si è sentita in imbarazzo dopo aver visto pubblicate sui social alcune sue immagini, «e non è da escludere che tra queste immagini possano essercene anche a sfondo sessuale», precisa Chemello.


Tra le tante pratiche che girano sui social, c’è anche quella denominata “pull a pig” (caccia al maiale). «Si tratta di una gara tra ragazzi, che consiste nel rimorchiare una ragazza con difetti fisici e farle credere che c’è del vero interesse», ha spiegato il sostituto procuratore Roberta Gallego. «La si corteggia e la si convince a pratiche sessuali spinte, riprendendola in un video o con delle foto che poi si postano sui social per farla diventare un bersaglio del branco. È una pratica che nasce negli Stati Uniti su Facebook in gruppi chiusi».


Il sostituto procuratore evidenzia come questa azione “bullizzante” non sia estranea alle abitudini dei giovani bellunesi: «Va impedita», dice, «rompendo il muro omertoso». Quel muro che spesso nasce, «perché i ragazzi non hanno la consapevolezza della capacità che hanno di produrre dolore compiendo azioni che possono essere alle volte contro la legge».


Tornando all’indagine, i maschi sono risultati vittime dei vecchi “sistemi” di bullismo, quali danneggiamento di cose proprie a scuola (21%) o furti (13,4%). Per quanto riguarda l’intervento sia di offesa che di difesa dei compagni, risulta che i maschi sono più gregari nella fase offensiva, cioè fanno squadra tra loro quando devono prendere di mira una persona, mentre sono le ragazze quelle che in classe intervengono più dei loro coetanei maschi a difesa dei compagni o delle compagne molestate. Difese che vengono prese solo nel 9% dei casi, se le offese arrivano dal web.


Infine, emerge anche che esiste una relazione biunivoca tra lo stato di vittima e la sfiducia nei confronti di genitori e docenti. Tanto che a queste figure i ragazzi si rivolgono soltanto in ultima analisi per confidare i loro problemi. I loro confidenti per eccellenza sono gli amici.


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