«Ragazzi, rimanete in questa terra»

Don Ciotti: «Il Cadore conta molto su di voi». Dopo le minacce di Riina cambiò testamento: «Vorrei essere sepolto a Pieve»
gian paolo perona-perona- pieve di cadore-cittadinanza onoraria a don ciotti
gian paolo perona-perona- pieve di cadore-cittadinanza onoraria a don ciotti

PIEVE DI CADORE. «Se non costa troppo, vorrei essere sepolto a Pieve di Cadore». Don Luigi Ciotti l’ha voluto scrivere nel suo testamento, dopo le minacce di morte rivoltegli da Totò Riina. Un segno di attaccamento alla sua terra rivelato ieri, durante l’intervento che il fondatore di Libera ha tenuto durante il conferimento della cittadinanza onoraria di Pieve di Cadore.

«Da Pieve e dal Cadore non me ne sono mai andato, anche se abitavo lontano», ha affermato don Ciotti, «tanto che un anno fa, quando attraverso una intercettazione in un carcere è stato reso noto che il capo di Cosa Nostra, Totò Riina, aveva deciso di uccidermi e che qualche mese dopo aveva dato l’ordine all’esterno, nel mio testamento ho scritto che, se non costa troppo, vorrei essere sepolto a Pieve di Cadore».

A quelle parole la già la foltissima platea, che aveva accolto don Ciotti al suo arrivo con un prolungato applauso, si è scatenata e molti si sono alzati in piedi per confermare la loro vicinanza al nuovo cittadino onorario.

Don Ciotti si è rivolto in particolare ai giovanissimi, ai neo diciottenni ai quali, con il sindaco Maria Antonia Ciotti e il presidente della Magnifica, Renzo Bortolot, ha consegnato una copia della Costituzione, citandone l’articolo 44 e ricordando che recita: “La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”.

«Il Cadore conta molto su di voi», ha detto don Ciotti ai ragazzi. «Conta molto anche perché restiate in questi luoghi meravigliosi e siate testimoni nella società, dove voi state entrando. Ricordate che mia madre, povera montanara partita da Sottocastello, quando si abitava in una baracca a Torino e non avevamo la luce elettrica, leggeva libri a luce di candela: aveva capito l’importanza dell’educazione. Ricordatevi che la cultura è fondamentale per la vostra vita: non accettate mai quello che riportano i vostri amici. Andate a fondo delle cose e fatevi una idea vostra. Oggi avete una meravigliosa enciplopedia che si chiama Internet. È uno strumento formidabile, ma non prendete ciò che trovate per copiare: fate voi le ricerche. Prendete la Costituzione che avete ricevuto oggi, come un vademecum di viaggio per la vita futura: essa contiene i principi che ogni essere umano deve fare propri per vivere una vita degna di essere vissuta. Essa contiene molti messaggi che sono quelli del Vangelo».

Chiamati uno per uno, i neo diciottenni sono stati salutati ed abbracciati personalmente dal sacerdote. Poi, gli atti formali della consegna delle pergamene e della firma degli atti, svoltasi sotto un lampeggiare continuo di flash.

L’intervento del sacerdote è stato l’ultimo tassello di una giornata che resterà nella storia del Cadore, che ha visto protagonista un sacerdote che sin dalla giovinezza, fondando il Gruppo Abele, ha combattuto, l’emarginazione, la droga, le mafie e i soprusi. «Una persona della quale il Cadore andrà sempre fiero», un sacerdote che, ha spiegato l’arcidiacono monsignor Diego Soravia leggendo una lettera del vescovo Andrich, è un esempio per l’intera diocesi e i suoi sacerdoti.

Nel suo intervento finale, don Luigi Ciotti ha richiamato con forza la necessità che in Cadore nasca un parco, come aveva chiesto nella sua visita in dicembre. «Siamo diventati tutti Patrimonio dell’Umanità. Non sarebbe accettabile che qualcuno per guadagno rovinasse le Dolomiti».

Vittore Doro

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