Ragazzo chiede l’elemosina ma rifiuta di fare piccoli lavori
FELTRE. Ha proposto di pagare qualche euro a un giovane di colore entrato nel suo negozio in cambio del lavaggio della vetrina, ma ha ricevuto un no sdegnato, quasi seccato. Esperienza certamente singolare per l’ottico Paolo Fertonani, titolare dell’attività in via XXXI Ottobre, che aveva avuto un’idea semplice, immediata per trasformare il chiedere l’elemosina in un modo dignitoso di guadagnare qualcosa. Quello entrato la scorsa settimana nel suo negozio di ottica potrebbe essere uno dei tanti ragazzi che da mesi stazionano davanti agli ingressi dei supermercati della città oppure chiedono del denaro ai passanti o ai commercianti.
Fertonani racconta la sua pessima esperienza: «Qualche giorno fa entra in negozio un ragazzo di colore e mi dice “prego, dammi un euro, dammi due euro”. Sono rimasto perplesso perché ormai le richieste sono quotidiane. Così, sul momento mi è venuta in mente una proposta per quel ragazzo, che sembrava in buona salute. Gli ho detto che chiedere l’elemosina non è dignitoso della persona, che un uomo trova soddisfazione nel guadagnarsi qualcosa onestamente. Così gli ho proposto di venire una volta alla settimana e di lavare la vetrina del negozio. Un lavoro, per un ragazzo in buona salute che porta via dieci, forse quindici minuti. Anzi, gli ho spiegato che avrebbe potuto proporsi anche agli altri commercianti e che probabilmente altri avrebbero aderito all’idea. Insomma, in una mattinata di lavoro avrebbe potuto mettere insieme un piccola somma che però lo avrebbe reso orgoglioso di essersi reso utile. Soldi guadagnati onestamente insomma».
La risposta ricevuta ha lasciato basito l’ottico: «Più che una risposta è stata una fuga precipitosa dal negozio, neanche gli avessi proposto chissà quale lavoro pesante», aggiunge Fertonani, «questo atteggiamento mi ha fatto riflettere e sinceramente credo che d’ora in avanti, se deciderò di aiutare qualcuno lo farò in silenzio nei confronti di quei feltrini che in questo periodo se la passano male. E purtroppo ce ne sono parecchi».(r.c.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi