Raggiro a luci rosse, ma lei era un lui

Si è visto portare via tutti i risparmi e i gioielli di famiglia e solo quando lei gli ha chiesto di vendere la Golf ha deciso di dire basta. È una vicenda molto triste quella che vede a processo Massimo Liguri, alias Alessia, 27enne di origine siciliana. Attraverso una chat, Liguri in versione Alessia ha fatto amicizia con un uomo feltrino con problemi psichici ed è riuscito a circuirlo.
Un'aula di tribunale
Un'aula di tribunale

FELTRE. Si è visto portare via tutti i risparmi e i gioielli di famiglia e solo quando lei gli ha chiesto di vendere la Golf ha deciso di dire basta. È una vicenda molto triste quella che vede a processo Massimo Liguri, alias Alessia, 27enne di origine siciliana ma da qualche anno residente a Belluno. Attraverso una chat, Liguri in versione Alessia ha fatto amicizia con un uomo feltrino con alcuni problemi psichici ed è riuscito a circuirlo.

L’accusa mossa contro l’imputato, difeso dall’avvocato Enrico Tiziani, è quella di circonvenzione di incapace, per aver convinto l’uomo feltrino a consegnargli tutto ciò che aveva. Nell’udienza di ieri davanti al giudice Antonella Coniglio, pm Gianluca Tricoli, hanno testimoniato la parte offesa, la sorella e il comandante del nucleo radiomobile dei carabinieri di Feltre, Alberto Cominelli, che si occupò delle indagini smascherando l’imbroglio. A testimoniare per primo, però, è stato uno psicologo dell’Usl di Feltre, che seguì la parte offesa quand’era un ragazzino e gli fu diagnosticato un problema di apprendimento, mai più curato.

Dopo un primo approccio via chat, nell’agosto 2012, i due si sono conosciuti di persona e Alessia è riuscita facilmente a far girare la testa alla parte offesa. Tra i due non c’è stata una vera e propria intimità, solo qualche bacio e la decisione di Alessia di dichiararsi una coppia. Come raccontato dalla stessa parte offesa, all’inizio il rapporto era positivo, ma ben presto Alessia ha iniziato a chiedere soldi. Lei andava a prenderlo fuori dalla fabbrica dove lavora e insieme andavano allo sportello bancomat. I carabinieri hanno scoperto che in alcuni casi è stata la stessa Alessia-Massimo a fare i prelievi, dopo aver spiato e memorizzato il codice segreto.

Mentre il conto corrente si prosciugava, con prelievi per circa 30 mila euro nel complesso, la ragazza si faceva sempre più insistente, tanto da convincere l’uomo ad appropriarsi dei gioielli della madre e della sorella, per rivenderli in un “compro oro” feltrino. «Mi minacciava», ha raccontato ieri la parte offesa, «diceva che se non le davo i soldi avrebbe raccontato che avevamo fatto sesso e che lei era minorenne».

Nel giro di un paio di mesi tutti i gioielli e i ricordi di famiglia sono spariti (per un valore di circa 6 mila euro) ed è stato a quel punto che la sorella ha deciso di rivolgersi ai carabinieri che, interrogato l’uomo, hanno scoperto dell’esistenza di Alessia. Con un piccolo sotterfugio, dopo aver saputo che i due si trovavano insieme in macchina, i militari li hanno fermati e hanno chiesto i documenti ad entrambi.

È in quel momento che si è scoperta la vera identità di Alessia, che in realtà era Massimo, in procinto di modificare davvero il suo genere.

Il giudice ha deciso di rinviare il processo al 29 maggio, quando dovrebbe essere ascoltato anche l’imputato, che spiegherà la sua versione dei fatti.

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