Rapporto Osservasalute 2014, la salute degli italiani migliora ma la prevenzione è carente

Sedentarietà e altre cattive abitudini restano i principali nemici; a essi si aggiunge la precarietà economica che incide sia sull’offerta dei servizi sia sul benessere psicofisico. Invecchiamento del Paese da una parte e allungamento della speranza di vita dall’altra rendono urgenti interventi che ci aiutino a vivere a lungo in buona forma Elaborazioni grafiche a cura di Silvio Falciatori
20080627 - ROMA FARMACI: NEL 2007 525 DOSI A TESTA, 7 SU 10 DA SSN - Un farmacista mostra i medicinali contenuti in una cassetiera . Sempre piu' farmaci nella vita degli italiani: ognuno ne ha assunto, in media, nel 2007 una pillola e mezza al giorno (525 dosi), facendo crescere i consumi di farmaci di classe A del 3 per cento. Ma la spesa complessiva si e' comunque abbassata di due punti e mezzo rispetto al 2006 (-2,6%), con i risultati migliori in termini di risparmio proprio per la spesa pubblica, diminuita del 5,4 per cento. VIRGINIA FARNETI/ARCHIVIO ANSA/ ji
20080627 - ROMA FARMACI: NEL 2007 525 DOSI A TESTA, 7 SU 10 DA SSN - Un farmacista mostra i medicinali contenuti in una cassetiera . Sempre piu' farmaci nella vita degli italiani: ognuno ne ha assunto, in media, nel 2007 una pillola e mezza al giorno (525 dosi), facendo crescere i consumi di farmaci di classe A del 3 per cento. Ma la spesa complessiva si e' comunque abbassata di due punti e mezzo rispetto al 2006 (-2,6%), con i risultati migliori in termini di risparmio proprio per la spesa pubblica, diminuita del 5,4 per cento. VIRGINIA FARNETI/ARCHIVIO ANSA/ ji

Stiamo meglio ma spendiamo troppo poco in prevenzione. Le conseguenze sono già in atto: aumentano, tra i tumori, quelli che potevano essere prevenuti. Altre ne pagheremo in futuro, se non c’è un cambio di rotta, perché se la nostra aspettativa di vita cresce sempre più, vivere più a lungo non significa necessariamente vivere in buona salute. Siamo sempre più sedentari e non andiamo d’accordo con la bilancia; la precarietà economica, diventata condizione strutturale, incide non solo sull’offerta dei servizi, vittima della spending review, ma anche sul nostro benessere psicofisico.

Ecco come stiamo, secondo il rapporto Osservasalute 2014, pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane e coordinato da Walter Ricciardi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica del policlinico Gemelli di Roma e da Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio. Un quadro d’insieme con differenze da regione a regione, che mettono a fianco situazioni di eccellenza con aree di arretratezza.

Vivremo più a lungo, ma come? Il termometro del nostro stato di salute registra la diminuzione del tasso di mortalità infantile e l’aumento della prospettiva di vita. Sono sempre meno i neonati che muoiono: nel 2011 il tasso è stato di 3,1 per mille nati vivi, nel 2006 era di 3,4. Ma con forti differenze tra Nord e Sud: chi nasce nel Meridione ha una probabilità di morire nel primo anno di vita 1,3 volte superiore rispetto a chi abita nel Centro, 1,4 rispetto al Nord.

La vita, poi, si allunga. Chi è nato nel 2002 può sperare di arrivare a 77, 2 anni, chi nel 2012 a 79,6. Per una donna il traguardo si è allungato da 83 a 84,4 anni. Questo significa anche, in una prospettiva futura, un aumento delle malattie croniche.

Si allunga la vita e le culle sono sempre più vuote. L'Italia invecchia, in modo inarrestabile. Oggi oltre un italiano su cinque ha più di 65 anni. I “giovani anziani”, vale a dire chi ha tra i 65 e i 74 anni, sono oltre 6 milioni (10,6% della popolazione), gli “anziani” (75-84 anni) più di 4 milioni (7,6%), i “grandi vecchi” oltre 1 milione e 700 mila ( 3%). E poi ci sono gli ultracentenari, raddoppiati dal 2002 al 2013: nel 2002 ogni 10mila residenti uno era ultracentenario, nel 2013 quasi tre.

Prevenire i tumori. Angelina Jolie ha da poco comunicato di essersi fatta asportare le ovaie, ad appena due anni da una doppia mastectomia e per lo stesso motivo: scongiurare il cancro. Accade a circa il 30% delle donne americane che sanno, come la Jolie, di avere una mutazione genetica che rende per loro più probabile l’arrivo di un cancro. È un effetto della medicina preventiva, concentrata sul rischio piuttosto che sul sintomo. Questo negli Stati Uniti. E da noi? Per la prevenzione non si fa abbastanza. Negli ultimi anni sono aumentati i tumori prevenibili. Tra le donne quello al polmone del 17,7% dal 2003 al 2013; quello al seno del 10,5%. Tra gli uomini quello al colon retto del 6,5%. Quanto si è lavorato sulla prevenzione i risultati si sono visti: il numero di nuovi casi di tumore alla cervice uterina è sceso del 33,3%.

«Preoccupa – si legge sul rapporto Osservasalute – l’inadeguatezza degli investimenti destinati alla prevenzione e l’aumento della cronicità a causa dell’invecchiamento della popolazione». Dice l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che l’Italia destina solo lo 0,5% della spesa sanitaria locale all’attività di prevenzione. Siamo agli ultimi posti tra i 30 Paesi dell’Ocse.

Pessimi stili di vita. Un punto debole costante della nostra salute si trova negli stili di vita che adottiamo. Consumiamo meno alcol e fumiamo meno, ma abbiamo più problemi con la bilancia. Il 45,8% di chi ha 18 anni e più ha qualche chilo di troppo, una condizione in crescita anche nelle regioni settentrionali e che aumenta con l’età. È tendenza degli ultimi anni: dal 2001 al 2012 in Italia sono aumentate le persone in sovrappeso e soprattutto gli obesi.

Parallelamente, non cresce il popolo degli sportivi. Al contrario, siamo sempre più sedentari. L’Italia è un Paese di 24 milioni e 300mila sedentari (il 41,2% della popolazione, nel 2013 erano 23 milioni, pari al 39,2%). Le donne lo sono più degli uomini.

 

L'atlante delle Regioni (mappa a cura di Paolo Cagnan)


 

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