“Re Mida”, false fatture per aziende fantasma

BELLUNO. Operazione Re Mida: ecco come funzionava il meccanismo. Italo Calvi, Ivan Genoria, Arturo Ceccherini e Antonio Di Vincenzo sono a processo per associazione a delinquere finalizzata a false fatturazioni e reati fiscali per diversi milioni di euro. Sono gli unici ancora punibili, anche se la prescrizione è in agguato per fatti contestati tra il novembre 2006 e il marzo 2008. C’è tempo solo fino a dicembre, per arrivare a una sentenza di primo grado. Imputati per reati fiscali e accusati anche di essere dei prestanome Alessandro Albertini, Claudio Biagi, Giovanni Francesco Ilardo, Massimo Piaia e Claudio Ranzato, ma nel loro caso la prescrizione è già intervenuta e il processo si concluderà con una sentenza di non doversi procedere. Gli avvocati bellunesi impegnati sono Sommacal, Lise, Montino, Nicolai e Rui.
Le indagini sono state condotte per tre anni dalla Guardia di finanza, su delega della procura della Repubblica (80 mila le telefonate monitorate) e ieri due marescialli hanno spiegato quello che hanno scoperto; testimone anche un’impiegata di banca. Partenza dal ruolo di Calvi, che si proponeva a vari imprenditori in difficoltà, per poi diventare loro socio in affari. Conosceva bancari di Unicredit e Sparkasse ed era in grado di offrire garanzie. Sotto accusa l’emissione di fatture su operazioni inesistenti, la presentazione di dichiarazioni fraudolente con queste fatture e la conseguente truffa alla banca Unicredit, che anticipava con fiducia i soldi.
I quattro risultavano gestori di società o imprese individuali, per conto delle quali simulavano tantissime operazioni commerciali farlocche, rimbalzandosi fatture e ottenendo denaro dall’istituto di credito, oltre che abbattere i ricavi. Chi emetteva la fattura (la cartiera) andava a debito d’Iva, ma tanto non la pagava, mentre chi la riceveva andava a credito ed era in grado di crearsi una riserva d’imposta. La merce non esisteva, come i capannoni e i dipendenti: poteva essere abbigliamento, occhiali o componenti per la telefonia Voip.
Secondo l’accusa, Calvi si occupava dei contatti con bancari compiacenti, in maniera da procurare i soldi necessari a perfezionare le operazioni e garantire il funzionamento dell’associazione. A lui facevano capo Telecotrading e Ic Group, per dirne due. Genoria era in Svizzera e prima ideava poi eseguiva le operazioni illegali. Nel suo caso, aveva Ometron e Tua Training. L’avvocato Ceccherini sfruttava le sue conoscenze nel campo del diritto, per gestire società senza alcuna struttura, tipo Aspen e Albatros, ma con un conto corrente. Di Vincenzo lo aiutava in questo compito. Gli altri erano prestanome. L’ultimo imputato è Fausto Fiumara, ma la sua posizione è stata stralciata, rispetto agli altri, perché non si è mai trovato.
Il collegio Coniglio, Scolozzi e Cittolin ha rinviato al 22 giugno, alle 9.30.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi