Reati contro l’ambiente al cantiere di Col Cavalier

L’accusa è di aver sversato fanghi e acque senza le necessarie autorizzazioni Imputato un dipendente di una ditta impegnata nella costruzione della galleria
BELLUNO. A due anni di distanza dalla sua inaugurazione la galleria di Col Cavalier torna a far parlare di sé. Ieri in tribunale a Belluno si è svolta l’udienza a carico di Maurizio Rinaldi, secondo l’accusa responsabile di alcuni reati ambientali avvenuti proprio durante la costruzione del passante. Tanto la natura dei reati quanto il coinvolgimento di Rinaldi verranno chiariti nei prossimi mesi.


I fatti, secondo l’accusa, si riferiscono al 2013 e 2014, quando Col Cavalier era ancora un cantiere. Un’opera attesa da anni dai bellunesi, e non solo, per snellire il traffico in città. Secondo quanto la Procura ha ricostruito Rinaldi, il cui ruolo sarebbe stato quello di dirigente del cantiere, avrebbe effettuato o comunque non avrebbe impedito il deposito dei fanghi derivanti dalla pulizia delle vasche di decantazione delle acque meteoriche. Non si tratta di rifiuti pericolosi ma sono comunque sottoposti a specifiche normative, in particolare il decreto legislativo 152/2006. Risponde sempre alla stessa legge anche l’accusa di aver scaricato senza autorizzazione acque reflue industriali, nello specifico le acque meteoriche del piazzale dell’impianto di betonaggio violando il piano regionale di tutela delle acque.


Ieri in aula le prime testimonianze che andranno però integrate con quelle dell’Arpav, programmate in primavera. Circostanze che aiuteranno a chiarire i fatti di cui Rinaldi è accusato. La linea difensiva, affidata ad Antonio Prade, punta sul ruolo di Rinaldi, che non sarebbe stato un dirigente ma un semplice impiegato: eventuali responsabilità sarebbero quindi da cercare altrove.


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