Reclutamento per l’Is, blitz nel Bellunese

Cinque indagati sospettati di arruolare terroristi. Perquisizioni dei Ros. Controlli ad Alpago, Ponte nelle Alpi e Azzano, sequestrati i computer
FILE - In this undated file image posted on a militant website on Tuesday, Jan. 14, 2014, which has been verified and is consistent with other AP reporting, fighters from the al-Qaida linked Islamic State group, march in Raqqa, Syria. The Islamic State group will likely take center stage when more than 140 heads of state of government convene for the U.N. General Assembly the week of Sept. 22. (AP Photo/File)
FILE - In this undated file image posted on a militant website on Tuesday, Jan. 14, 2014, which has been verified and is consistent with other AP reporting, fighters from the al-Qaida linked Islamic State group, march in Raqqa, Syria. The Islamic State group will likely take center stage when more than 140 heads of state of government convene for the U.N. General Assembly the week of Sept. 22. (AP Photo/File)

BELLUNO. Cinque perquisizioni, cinque computer sequestrati insieme a una montagna di carte. Tutto per cercare di chiarire qual è il filo che lega quest’area del Nordest all’Is e alla jihad in Siria. I carabinieri del Ros di Padova ieri mattina hanno fatto irruzione in cinque abitazioni tra le province di Belluno e Pordenone. L’inchiesta è quella che ruota attorno a Ismar Mesinovic, il bosniaco bellunese morto in Siria. Nel fascicolo di indagine della Procura Distrettuale l’ipotesi di reato sarebbe di arruolamento con finalità di terrorismo, e di associazione eversiva (270 bis).

Perquisizioni all’alba. Gli investigatori, guidati dal tenente colonnello Paolo Storoni, sono entrati nelle abitazioni di Ismar Mesinovic a Ponte nelle Alpi, in quella del macedone ventiseienne Munifer Karamaleski in via del Cansiglio a Chies d’Alpago e a Longarone da Pierangelo Pierobon, venticinquenne bellunese convertito all’Islam (ma attualmente non indagato nell’ambito dell’inchiesta). Si sono spinti anche fino ad Azzano (Pordenone) e sono entrati nelle abitazioni di O.A., 28 anni e V.A., 36 anni. Hanno sequestrato documenti sia cartacei che informatici che potrebbero essere in grado di chiarire i rapporti con Husein Bilal Bosnic, 41 anni, il predicatore islamico conosciuto anche in mezza Italia per aver inneggiato alla guerra santa e (forse) arruolato volontari.

L’indagine. La procura distrettuale di Venezia sta lavorando attorno a una manciata di musulmani provenienti da alcuni Paesi balcanici, soprattutto bosniaci, che avrebbero indotto l’imbianchino residente a Belluno Ismar Mesinovic, nato a Doboj (Bosnia) il 22 agosto 1977 e morto in Siria nei primi giorni del gennaio (tra il 4 e il 6 gennaio), ad abbracciare la causa del terrorismo islamico, fenomeno che sta allertando i servizi di sicurezza di mezzo mondo a causa dell'avanzata dell’Is. E delle azioni di terroristi isolati che colpiscono all’improvviso Gli indagati sono cinque: tutti residenti tra le province di Treviso, Belluno e Pordenone. Tra questi anche l’imam estremista Adhan Bilal Bosnic, che negli anni scorsi ha predicato anche in provincia di Pordenone. L’indagine è iniziata lo scorso gennaio dalla denuncia di Lidia Herrera Solano, 34 anni, residente nel Bellunese, madre del piccolo Ismail Davud, nato a Belluno il 4 settembre 2011, figlio del bosniaco descritto fino a pochi mesi prima della fuga come persona tranquilla e estranea al fanatismo religioso.

I proseliti. San Fior, Orsago, Conegliano e Vittorio Veneto: il lembo di provincia di Treviso che sta al confine con quella di Belluno e Pordenone. È dentro a questo quadrilatero che si incontravano i bosniaci musulmani amici di Ismar Mesinovic che gli avrebbero parlato del dovere di partecipare alla jihad. È nei locali pubblici e nelle case private dei bosniaci residenti in questa zona che sarebbe maturata la decisione di andare in Siria, durante le feste natalizie. È infine in uno di questi paesini che l'imbianchino bosniaco di Longarone avrebbe incontrato l'imam Bilal Bosnic. Un imam radicale capace di dire: «Ogni musulmano deve sostenere la jihad insegnando, lottando o finanziando. Noi musulmani crediamo che un giorno il mondo intero sarà uno Stato islamico. Anche il Vaticano sarà musulmano».

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