Reclutò un minore per badare al gregge
PONTE NELLE ALPI. Caporalato sul pastorello, un ragazzino arrivato dalla Romania troppo giovane per occuparsi di pecore, per di più reclutato in modo irregolare.
Andrei Maricel, meglio conosciuto come Marcello, è accusato di intermediazione illecita e di sfruttamento del lavoro. Anche lui romeno, difeso dall’avvocato Zasso, si occupa di trasporti e spedizioni da e per il paese di Dracula, con un pulmino Mercedes, ma è anche in grado di procurare manodopera a chi ne ha bisogno.
In questo caso ad aver bisogno era il proprietario di un gregge (a sua volta imputato in altro processo per violazione dello Statuto dei lavoratori), che nell’estate di cinque anni fa si trovava nei pascoli tra Ponte e Pieve d’Alpago e aveva l’ovile a Farra.
Il controllo della Forestale è del 31 agosto e gli ispettori trovarono un ragazzino armato di bastone d’ordinanza e in compagnia di un paio di cani per gestire il bestiame.
Era stato scaricato alla stazione di Feltre, senza sapere una parola d’italiano e senza visite mediche, e accompagnato sul posto di lavoro. Le indagini svolte anche dai carabinieri hanno permesso di stabilire che il proprietario del gregge aveva pagato una somma fra i 100 e i 120 euro all’intermediatore che gli aveva procurato il dipendente. Ma anche lo stesso minorenne era stato costretto a sborsare un centone per quel periodo di pochi mesi da passare in Italia.
Secondo l’ispettore ascoltato dal pubblico ministero Rossi e dal giudice Coppari, il ragazzo stava lavorando da almeno due settimane. Aveva familiarità sia con le pecore che con i cani e, in qualche maniera, ha confermato che quello era il suo lavoro.
Ha deposto anche un altro pastore che ha un gregge da seimila capi. Ha raccontato di non aver mai sentito il nome Andrei Maricel, ma di conoscere Marcello, uno che procura lavoratori, per sua esperienza diretta sempre maggiorenni e di nazionalità romena. Ragazzi che salgono su questo veicolo da otto - nove posti, pagano il viaggio e, a destinazione, sono pronti per cominciare a lavorare per un certo periodo, prima di tornare in patria. Il testimone ha detto di avere ancora il numero di telefono dell’intermediatore, ma non è stato in grado di produrlo in aula perché ha appena cambiato cellulare.
A parte che il reato rischia di andare in prescrizione, il pubblico ministero aveva chiesto di poter sentire almeno altri due testi, ma il difensore dell’imputato si è opposto e il giudice ha deciso il rinvio al 7 giugno per la discussione. Non sarà ascoltato nessun altro, ma ci saranno le richieste delle parti e la sentenza.
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