Redditi 2021, un terzo dei bellunesi vive sulla soglia di povertà
Lo studio dello Spi Cgil Veneto evidenzia come soltanto il 4% della popolazione può essere considerata ricca con redditi superiori ai 55 mila euro annui. Le condizioni peggiori sono per lavoratori dipendenti e pensionati
BELLUNO. Sono 55mila i bellunesi che vivono con un reddito fino a 15 mila euro l’anno, cioè con uno stipendio mensile uguale o inferiore ai mille euro. Il che significa che un terzo di chi vive in provincia è al limite della povertà. Non se la passano meglio nemmeno i quasi 60 mila bellunesi (un terzo della popolazione) che hanno redditi fino a 26 mila euro l’anno, pari a circa 1.600 euro netti al mese. Una somma che se sembra alta, in realtà non lo è per chi deve pagare un affitto, le bollette di luce, acqua, gas e magari mandare il figlio a scuola.
Sono questi alcuni dei numeri che emergono da uno studio dello Spi Cgil veneto che nota che «se le dichiarazioni dei redditi sono lo specchio più nitido per raccontare la situazione economica di un territorio, allora nella nostra regione non si può certo sorridere. Secondo gli ultimi dati Irpef riferiti all’anno 2020, due contribuenti veneti su cinque (più di 1 milione 300 mila persone) denunciano meno di mille euro netti al mese (15 mila euro lordi annui) in un contesto che vede il 72% dei contribuenti sotto i 26 mila euro lordi (poco più di 1.600 euro netti mensili). Pensionati e lavoratori dipendenti sono le categorie più “povere” anche se partecipano per l’88,7% all’imponibile Irpef. Di contro i ricchi e i super-ricchi, con entrate superiori ai 75 mila euro, sono, almeno sulla carta, pochissimi: il 2,5% del totale dei contribuenti. E il timore è che anche in Veneto si annidi una massiccia quota di sommerso».
In provincia di Belluno, quindi, se la cavano un po’ meglio i bellunesi che registrano un reddito dai 26 mila ai 55 mila euro, cioè che percepiscono fino ad un massimo di 2.749 euro netti al mese. Sono 34.526 pari al 22,15% della popolazione. Ancora meglio poi vivono quei 2.692 cittadini che guadagnano fino a 75 mila euro l’anno e che rappresentano l’1,73% della popolazione. Ma i ricchi bellunesi sono 3.155 e hanno un reddito annuo di oltre 75 mila euro.
Se andiamo a vedere invece le categorie, sono i lavoratori autonomi e gli imprenditori ad avere i redditi maggiori: si va dai 53.289 euro degli autonomi ai quasi 80mila euro degli imprenditori. I redditi minori sono ad appannaggio dei lavoratori dipendenti con poco meno di 21 mila euro e dei pensionati con poco più di 17 mila euro l’anno.
A livello veneto, come evidenzia lo Spi Cgil regionale, la provincia più povera risulta essere Rovigo. Qui il 41,3% dei contribuenti dichiara meno di 15 mila euro lordi annui, i lavoratori dipendenti hanno una entrata di 19.469,35 euro lordi annui e i pensionati di 17.070, al di sotto della media regionale. Va meglio nel Vicentino con il 35,1% di lavoratori sotto i mille euro netti mensili, anche se per i dipendenti il reddito pro-capite più elevato è nel Padovano (22.289,88 euro) e, per i pensionati, nel Veneziano (19.023,21 euro). «Di fronte a questi numeri - conclude Elena Di Gregorio - riteniamo sempre più necessaria una seria riforma fiscale che riduca le imposte sul lavoro dipendente e sulle pensioni ripristinando una vera progressività. Da tempo chiediamo la tassazione delle rendite ma anche esenzioni per le fasce più povere della popolazione. Come sindacato dei pensionati partecipiamo attivamente ai tavoli della contrattazione sociale ed è lì che invitiamo i Comuni a sottoscrivere i patti antievasione, strumento importante per garantire che tutti i cittadini contribuiscano al benessere della comunità in rapporto al proprio effettivo reddito. permettendo anche il recupero di risorse utili per finanziare il welfare territoriale».
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