Reddito di inclusione sociale centralini bollenti allo Spi Cgil

BELLUNO. Telefoni incandescenti quelli dell’Ufficio tutela individuale dello Spi Cgil. Dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri del decreto attuativo della Legge delega sulla povertà che...
BELLUNO. Telefoni incandescenti quelli dell’Ufficio tutela individuale dello Spi Cgil. Dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri del decreto attuativo della Legge delega sulla povertà che introduce il “reddito di inclusione sociale” (in sigla Rei) non sono state poche le richieste pervenute agli uffici del sindacato. Non solo c’è stato chi ha chiamato per ottenere dei chiarimenti sulla norma, ma anche chi ha direttamente chiesto di accedere a queste risorse. «La confusione è tanta», precisa Renato Bressan dello Spi Cgil che tenta di fare un po’ di chiarezza.


«Questo strumento di contrasto alla povertà verrà messo a disposizione a partire dal primo gennaio 2018 per 400 mila famiglie a livello nazionale in possesso di un Isee, in corso di validità, inferiore a seimila euro e con un valore del patrimonio immobiliare, ad esclusione dell’abitazione principale, non superiore a 20 mila euro».


Potranno farne richiesta, «dal primo dicembre 2017, tutti cittadini italiani e comunitari, i loro familiari, i cittadini stranieri in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo Ce, e i titolari di protezione internazionale (asilo politico, protezione sussidiaria) che siano residenti in Italia da almeno due anni», proseguono dallo Spi.


Le domande andranno presentate direttamente al Comune di residenza, che a sua volta inoltrerà le richieste all’Inps.


«Il beneficio economico sarà erogato su 12 mensilità attraverso una carta di pagamento elettronica: l’importo partirà da un minimo di 190 euro per i nuclei familiari composti da una sola persona, e potrà raggiungere i 490 euro per le famiglie composte da 5 o più persone. La durata massima prevista è di 18 mesi, al termine dei quali bisognerà attendere sei mesi per richiederlo nuovamente».


Essendo il reddito di inclusione un aiuto alle famiglie più deboli «l’erogazione sarà vincolata all’adesione della famiglia a un progetto personalizzato che avrà come scopo il reinserimento sociale e lavorativo della famiglia», spiega ancora Bressan, «per far sì che tale intervento sia strutturale nel tempo e che funga da vero mezzo per il superamento della condizione di povertà. Per tale ragione è stato reso compatibile con l’attività lavorativa, viceversa non lo è con la contemporanea fruizione, da parte di qualsiasi componente del nucleo familiare, di un ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria, come ad esempio la Naspi. Siccome le risorse stanziate, per il 2018 risultano pari a 1,5 miliardi, non saranno sufficienti per far fronte al numero di richieste, per cui è stato stabilito un ordine di precedenza per i nuclei con figli minorenni o disabili, alle donne in stato di gravidanza e ai disoccupati con età superiore a 55 anni».




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