Reddito disponibile delle famiglie: Belluno seconda in Italia per crescita

Dal 2021 al 2023 si è registrato l’incremento maggiore rispetto alle altre province venete. Il presidente della Camera di Commercio Pozza: «Trend costante»

Francesco Dal Mas
Turismo, uno dei volani dell’economia bellunese
Turismo, uno dei volani dell’economia bellunese

«Grazie al recupero del turismo nel post Covid e alla ripresa del manifatturiero, è indubbiamente cresciuto il reddito disponibile delle famiglie consumatrici».

Lo evidenzia Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso Belluno, commentando l’analisi di Unioncamere-Centro Studi Guglielmo Tagliacarne sulle stime 2021-2023 del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, che è la misura della capacità di spesa della popolazione residente.

In testa alla classifica nazionale c’è Sondrio (con il +17,0%), ma subito dopo arriva la seconda provincia più montana del paese, Belluno appunto, con il +15,4%. La media italiana non va oltre l’11,3%. Una Belluno che cresce di più rispetto alle altre province venete.

Nel triennio considerato, Belluno guadagna 10 posizioni collocandosi al 23esimo posto. Quattro anni fa il reddito disponibile delle famiglie era di 4.184,8 milioni di euro, due anni dopo risultava aumentato a 4 milioni e 830 mila euro. Cresceva di 4 punti più che a Treviso. Provincia che, però, con un numero di famiglie quattro volte superiore conta su un reddito di 20 milioni e 678 mila euro (era di 18.501 euro nel 2021). «E la crescita nel triennio 2021-2023 sta continuando anche oggi» puntualizza Pozzo.

Fin qui, dunque, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici che deriva dalla differenza tra entrate (risultato lordo di gestione, prevalentemente costituito dal reddito figurativo proveniente dal possesso di una abitazione occupata dal proprietario, redditi da lavoro, redditi da capitale, prestazioni sociali, come le pensioni) e uscite (imposte e contributi sociali) più una posta residua di trasferimenti (versamenti a istituzioni sociali, rimesse dall’estero) nel corso dell’anno di riferimento.

Quanto, invece, al reddito pro capite, la provincia di Belluno è solo al 23° posto della classifica con 24 mila 403 euro. Prima è Milano con 34 mila 885 euro, seconda la vicina Bolzano con 31 mila 159, Trento è 14ma con 25.133. Siamo quasi alla pari con Padova, mentre Treviso è a 11 lunghezze di distanza (23.521).

«I risultati relativi al reddito disponibile delle famiglie si spiegano con alcuni fattori che rimandano alla struttura produttiva» spiega Pozza, «Il primo è il positivo andamento del settore turistico che, dopo il tonfo del Covid 19, ha ripreso a crescere in maniera consistente. Nel caso di Belluno solo nel 2023 i flussi turistici sono ritornati al livello pre-pandemico, con il recupero anche del turismo di fascia alta, che invece, oltre a ridursi nei numeri, si era orientato in particolare sulle tipologie ricettive di fascia inferiore».

Accanto a questo fattore, nel periodo preso in considerazione dal Tagliacarne, c’è stata la ripresa del settore manifatturiero che ha trainato la base occupazionale, ampliando i percettori di reddito dipendente, tornati a 90 mila unità e consentendo a Belluno di essere quarta in Italia per crescita dei redditi da lavoro dipendente tra il 2021 e il 2023 con un incremento del 16,1% superiore quindi a quello dei redditi complessivi.

Una ricaduta sul reddito delle famiglie può essere originato anche dai massicci investimenti olimpici, grazie al lavoro che hanno originato: «Certamente non vi sono solo aspetti positivi» dice comunque presidente Pozza, «C’è la questione della erosione dei redditi dovuta alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, che subiscono rincari significativi per il costo delle bollette e carrello della spesa, anche se nella provincia ci sono diverse eterogeneità territoriali al riguardo».

L’eterogeneità territoriale rimanda anche a un’altra questione, probabilmente meno nota, cioè quella dello squilibrio nella distribuzione del reddito in ambito regionale nei Comuni che fanno parte della provincia: «Si pensi che questo squilibrio è il più elevato tra tutte le province venete, con circa ¼ dei Comuni che si trovano nella fascia bassa della classifica nazionale basata sui redditi dichiarati pro-capite» conclude Pozza.

Nel complesso, in ben 55 province, tra cui Belluno, su 107 il reddito da lavoro dipendente è incrementato più di quello disponibile. E, si sa, non riesce a recuperare la perdita del potere d’acquisto generato dall’inflazione cresciuta del 14,2%. E il costo della vita ai piedi delle Dolomiti resta alto. La spesa media mensile di una persona in provincia, secondo le statistiche più recenti, è di 638 euro senza affitto. Per una famiglia di quattro persone, è di circa 1.618 euro (sempre senza affitto). Lo stipendio mensile medio è di 1.700 euro, dopo le tasse.

Ma si tenga conto che un pranzo informale costa 15 euro. Un cappuccino? 1,70 euro di media. Un litro di latte? Un euro e 50. Un chilo di pane bianco fresco 5 euro. Un chilo di filetti di pollo 7 euro, più di 16 euro un chilo di manzo, 2 euro un chilo di mele.

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