Referendum costituzionale: «In Svizzera mai viste schede in vendita»

Saverio Sanvido, emigrante storico, difende il voto per corrispondenza. «Ho deciso per il Sì alla riforma costituzionale, in Italia troppa burocrazia»

BELLUNO. Vive all’estero da mezzo secolo eppure è «più informato di chi è rimasto in Italia». Saverio Sanvido, nato a Cesiomaggiore nel 1946, vive in Svizzera e assicura: «Qui si vota da sempre per corrispondenza, di voti in vendita non ne ho mai visti».

Gli italiani all’estero potrebbero decidere il risultato del referendum costituzionale: vi sentite abbastanza informati a riguardo?

«Vivo in Svizzera da 50 anni ma torno regolarmente a Cesiomaggiore, dove ho la mia famiglia. E durante la mia ultima visita, agli inizi di novembre, ho notato l’assenza di dibattito su questo argomento. Da noi, a Zurigo, ci sono stati molti convegni sul tema, abbiamo avuto visite da parlamentari e dal ministro Boschi. Siamo al corrente di quello che sta succedendo».

Saprà quindi che nell’agenda politica di questi giorni ci sono proprio gli italiani all’estero e le modalità di voto per corrispondenza.

«In Svizzera funziona da sempre in questo modo, anche per le elezioni comunali. Qui si vota solo così e credo che la Svizzera possa dare una testimonianza di democrazia».

Non ha mai sentito parlare di schede in vendita?

«No, neppure per scherzo. Quello che può succedere è che, votando a casa, ci si sieda intorno ad un tavolo per discutere dell’elezione, e che si voti nello stesso modo. Ma non è proibito e credo che anche in Italia ci si confronti».

Lei ha già votato?

«Ho ricevuto l’invito a votare dal consolato intorno al 20 novembre e ho già rispedito la busta».

E che opinione si è fatto della riforma costituzionale?

«In Italia si va avanti da 70 anni con le solite leggi. Mi chiedo come si faccia a continuare con una burocrazia che mangia non solo soldi ma anche tempo, che oggi è altrettanto prezioso. Ho votato per il Sì, consapevole che è un primo passo e che bisognerà ancora lavorarci su. Niente è perfetto, questo lo so. Ma io, come emigrante, ho cercato di trovare una soluzione a questa situazione».

In questo modo però perderete una quota di rappresentanza: la nuova composizione del Senato, al contrario di quella attuale, non prevede seggi dedicati agli italiani all’estero.

«Come circoscrizione Europa eleggiamo solo un senatore, uno zuccherino più che una vera rappresentanza. E comunque anche il resto dell’Italia rinuncia ad eleggere i suoi preferiti. A noi bastano i deputati, chi si aggrappa a questi argomenti non conosce la politica».

Tra le argomentazioni del No c’è anche il peso, per nulla indebolito, delle autonomie. Un tema che tocca in particolar modo i bellunesi, molto vicini alle province autonome di Trento e Bolzano. Cosa ne pensa?

«Io, e come me molti altri che vivono all’estero, ho imparato in questi anni a guardare alle cose con uno sguardo globale. Certo, sarebbe stata una buona cosa tirare via le autonomie. Ma farlo in questo contesto avrebbe significato la morte della riforma costituzionale. Bisognerà affrontare questi aspetti in un secondo momento: per l’autonomia di Belluno bisognerà aspettare. Dobbiamo pensare come una nazione unita e non guardare solo al nostro paesello».

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