Referendum costituzionale. Renzi: mi dimetto dopo manovra LIVEBLOG

La vittoria del No è netta: 59,1%, il Sì si ferma al 40,9%. Matteo Renzi due volte al Colle per colloquio con il presidente della Repubblica. Mattarella: "Scadenze da rispettare". Il premier cede al pressing del capo di Stato: "Accetto per senso di responsabilità" 

ROMA. "Mi dimetto subito dopo l'ok alla manovra". Il giorno dopo il No degli italiani alla riforma costituzionale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi cede alle pressioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e decide di rinviare le dimissioni. "Ci sono impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno in ogni caso assicurare il rispetto", ha fatto presente Mattarella a Renzi.

Il premier ha incontrato il capo di Stato due volte, il primo colloquio al Colle in mattinata e poi alle 19, subito dopo un Consiglio dei ministri lampo. E' durante il Cdm che Renzi comunica la sua decisione di rinviare l'addio dopo l'approvazione della manovra di Stabilità. "Lo faccio per senso di responsabilità - ha detto Renzi - e per evitare l'esercizio provvisorio".

Alle 20.06 arriva la nota di conferma del Quirinale: "Il Presidente della Repubblica considerata la necessità di completare l'iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al Presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento".

La legge di Bilancio potrebbe essere varata in tempi brevissimi, già entro mercoledì. L'ipotesi, dunque, è quella di una fiducia 'tecnica'. Una possibilità che ha come conditio sine qua non il congelamento delle dimissioni di Matteo Renzi fino all'approvazione della legge. L'iter potrebbe anche essere ulteriormente accelerato nel caso in cui al Senato si trovi un accordo per anticipare il termine della scadenza degli emendamenti in commissione e non presentare alcuna proposta di modifica.
 

 

La vittoria del no: il premier si dimette. Vince il No al referendum costituzionale con il 59,1% dei voti mentre il Sì si ferma al 40,9%. Il premier Matteo Renzi si è preso le responsabilità della sconfitta: «Il voto è stato inequivocabile, chiaro e netto. Mi assumo la responsabilità della sconfitta. Al No oneri e onori. Domani (lunedì 5, ndr) convocherò il consiglio dei ministri e andrò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni».

 

Salvini e Grillo: subito al voto. Le principali forze di opposizione hanno subito invocato le urne. "Ha vinto la democrazia, ora bisogna andare subito al voto con l’Italicum", ha attaccato il leader pantastellato Beppe Grillo. Gli ha fatto eco il leghista Matteo Salvini: "Siamo pronti a votare con qualsiasi legge elettorale". Con lui anche la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Più cauta Forza Italia, che non esclude neanche l’ipotesi di un nuovo governo.

Boom affluenza, soprattutto al Nord. L'affluenza definitiva si assesta intorno al 68% con percentuali altissime al Nord e più basse al Sud. Il Veneto ha fatto registrare l'affluenza più alta, con il 76,7% degli elettori andati alle urne. La Lombardia segue a ruota con il 74,2% degli elettori andati a votare. Percentuali altissime di votanti anche in Emilia Romagna (75,9%), in Friuli Venezia Giulia (72,5%), in Trentino Alto Adige, in Piemonte, in Valle d'Aosta e in Toscana: superano tutte ampiamente il 70% degli elettori. Anche Marche e Umbria hanno percentuali superiori al 70%; i numeri scendono dal Lazio, dove si registra un'affluenza del 69,2%, in Abruzzo (68,7%), Campania (58,8%) e in Puglia (61,7%). La Basilicata si ferma al 62,8%, la Sardegna al 62,5%. Il fanalino di coda, come è avvenuto anche per i dati dell'affluenza delle ore 12 e delle 19, si conferma la Calabria, con il 54,4% degli elettori al voto.

Referendum: nel voto all'estero ha prevalso il Sì, oltre 64%. Nettamente marcata la prevalenza dei Sì nel voto degli italiani all'estero con il 64,7%. In tutto i votanti sono stati 1.245.929.

Valanga NO al sud; il Sì vince in sole tre regioni. Una valanga di NO al sud Italia e nelle isole, con la Sardegna davanti a tutte le regioni nel rifiuto della riforma costituzionale proposta. I NO sono stati 19 milioni 25mila 254, pari al 59,95%; i Sì 12 milioni 709mila 536, pari al 40,05%. Su 46.720.943 elettori hanno votato in 31 milioni 997mila 916, affluenza quindi del 68,48%. La vittoria del Sì c'è stata in tre sole regioni, tra cui l'Emilia Romagna considerata 'rossa' e dove il margine a favore della riforma costituzionale proposta agli italiani è stato di appena lo 0,39%, equivalente a 19.492 voti. E' questa la fotografia - per numeri - del voto referendario, al termine dello scrutinio di tutte le schede votate in Italia, scrutinio ultimato poco dopo le 4 del mattino con la Sicilia l'ultima regione in ordine di tempo ad aver conclusa la conta.

Il Sì ha prevalso in Toscana, con il 52,51% e con un margine del 5,02% sul NO; in Trentino Alto Adige, dove ha ottenuto il 53,87% con un vantaggio del 7,74% sul NO, e - come detto - in Emilia Romagna, con il 50,39%. Invece il NO ha vinto in Umbria, che è un'altra regione considerata 'rossa': ha ottenuto il 51,17% contro il 48,83% del Sì.

La Sardegna e la Sicilia le regioni dove la vittoria del NO è stata più che netta: nella prima si è registrato un distacco del 44,44%, nella seconda del 43,16. Anche in Campania grande distacco a favore del NO: il 37,04%, e in Calabria è del 34,04%. In Puglia il NO ha ottenuto il 67,16% contro il 32,84%, con un vantaggio quindi del 34,32; in Basilicata il NO ha avuto il 65,89% contro il 34,11% per il SI', distacco del 31,78%. Anche in Abruzzo netto successo del No: 64,39% contro il 35,61, quasi ventinove punti; nel Lazio il NO ha prevalso con un vantaggio del 26,64%, mentre in Molise il vantaggio è stato del 21,56%. Più contenuto il successo del NO nelle Marche, appena sotto il 10%. Al nord Italia, in Piemonte successo del NO con quasi 13 punti di distacco; in Lombardia con quasi undici punti in più e in Liguria con quasi venti punti avanti. E ancora: in Friuli Venezia Giulia quasi 22 punti il vantaggio del NO; in Veneto poco meno del 24% a favore del NO, e in Valle d'Aosta 13 punti e mezzo.

Euro crolla ai minimi da 20 mesi. E ora, dall'Asia all'Europa passando per gli Stati Uniti, tutti gli occhi sono puntati sui mercati e su come apriranno le principali borse dopo l'annuncio delle dimissioni di Matteo Renzi. Borse sulle quali non potrà non pesare l'incertezza sul futuro dell'Italia e dell'Europa. La reazione più evidente al momento è il crollo dell'euro, che scivola ai minimi degli ultimi 20 mesi, poco sopra quota 1,05 sul dollaro. Peggio di quanto accadde subito dopo lo shock della Brexit, sottolineano gli analisti. La Borsa di Tokyo ha aperto in calo dello 0,41%. La moneta unica subito dopo il passo indietro del presidente del Consiglio italiano è scivolata a 1,0506 dollari, il livello più basso dal marzo 2015, per poi risalire leggermente a quota 1,0524 dollari (-1,3%).

Referendum, scoppia il caso delle matite. Il Viminale: Sono indelebili
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Il caso matite. Dagli elettori sono arrivate denuncie di matite cancellabili. Piero Pelù lo ha scritto su Facebook e Matteo Salvini sul social ha cavalcato la polemica. I casi da Vibo Valentia a Catania dove tre lotti di matite sono stati sostituiti nei seggi allestiti per il referendum nella scuola Dante Alighieri. Una nota del Viminale ha cercato di fare chiarezza: "Le matite cosiddette 'copiative' sono indelebili e sono destinate esclusivamente al voto sulla scheda elettorale. Le Prefetture possono utilizzare anche le matite che sono rimaste in deposito dagli anni precedenti"

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