Referendum, i sindaci di Falcade e Canale: «Fusione per avere più forza»

Domenica i cittadini dei due Comuni sono chiamati a decidere se costituirne uno solo. «Non è una questione economica ma i soldi che arriveranno sono molto importanti» 
FALCADE-CANALE. «Non sputiamo nel piatto dei soldi che arriveranno in più se nascerà il Comune unico, ma ribadiamo che se anche arrivasse zero la fusione la vogliamo lo stesso». Lo hanno sempre detto e lo ribadiscono oggi.


Per i sindaci di Falcade e Canale, Michele Costa e Rinaldo De Rocco, l’idea del Comune unico viene prima e va oltre l’aspetto economico. «Siamo partiti otto anni fa a discutere sul mettere assieme le funzioni – dice Rinaldo De Rocco – abbiamo ragionato su cosa tenere come Comuni e cosa dare alla Comunità montana. Poi abbiamo prospettato il piano ai dipendenti Comunali e lì si è fermato tutto».


Quando, però, i propositi di De Rocco incontrano quelli di Michele Costa, eletto sindaco di Falcade nel 2012, la strada della fusione inizia. «Le convenzioni varie – spiega il sindaco di Falcade – ci sono da tempo. Ma se prendiamo per esempio quella per la gestione della polizia locale fatta tra vari Comuni vediamo che va avanti con grandi difficoltà. Ho proposto di puntare sulla fusione e Canale ha detto sì. Pensavo a una Valle del Bióis più ampia, ma Vallada non ha accolto la proposta. Non so se la fusione sia incompleta senza Vallada, so però che eventualmente le porte resteranno aperte per una futura inclusione».


Uno degli aspetti che ha fatto virare la barca di Costa e De Rocco è quello della riorganizzazione del personale: a Canale ci sono 11 dipendenti («e me ne mancano cinque», dice De Rocco) a Falcade ce ne sono 22 («non mi dispiacerebbe averne quattro in più», sostiene Costa). «Fondendoci potremo specializzare il personale – dicono – evitare i doppioni e liberare così forze per svolgere mansioni che oggi vengono difficilmente seguite. Non vogliamo accentrare, ma continuare a dare servizi, magari migliorandoli».


Un ragionamento che parte dall’analisi dei problemi che affliggono la montagna in generale, in primis lo spopolamento. «Non crediamo che la fusione sia la cura contro il calo demografico – dice Costa – ma pensiamo che se riusciremo a governare meglio il territorio forse invoglieremo la gente a restarci e a viverlo meglio».


Certo, De Rocco non lo nasconde, è poi «con i soldi che si fanno le cose». E quelli che Stato e Regione promettono di inviare in caso di fusione non darebbero fastidio. Oltre a quelli i sindaci evidenziano pure le economie che si potranno fare acquistando beni di vario tipo in unica volta oppure riducendo le spese per il segretario comunale (di due ne resterà uno). Ma le ragioni di fondo continuano a non essere direttamente monetizzabili.


«Essere sindaci di un Comune di tremila abitanti – dicono – ha un peso diverso: nel vendersi a livello turistico, nel rapportarsi con le altre istituzioni. Quando l’altra settimana siamo andati in Regione assieme ai sindaci degli altri Comuni veneti che vogliono fondersi, noi, uniti, eravamo quelli con la popolazione più bassa. Uno ne aveva 3500 e gli altri erano tutti sopra i 5 mila. Ma noi abbiamo un territorio di 99 chilometri quadrati, loro di 55. La dimensione che abbiamo da gestire ci dà garanzie sia di non creare un ente troppo grande sia di dare rappresentanza al territorio».


A tal proposito i due sindaci chiariscono che la sede municipale (amministratori e uffici) sarà a Falcade, ma che a Canale saranno comunque attivi degli sportelli per fornire servizi. «Le liste? - si chiedono – non si metterà per Statuto che ci debbano essere un tot di consiglieri di Canale e un tot di Falcade (in caso di Comune unico: un sindaco, fino a quattro assessori e dodici consiglieri,
ndr
)». Se nascerà il Comune unico loro due faranno una lista assieme. «Ci stiamo lavorando – dice De Rocco – il candidato sindaco? Lo fa Michele».


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