Regione: tre consiglieri per provincia
Svolta positiva nella nuova legge elettorale, via il listino
Il consiglio regionale del Veneto
BELLUNO.
Sessanta consiglieri, almeno tre per ogni provincia e tutti eletti, cioè senza il paracadute del listino bloccato del presidente. Accanto alla bozza di Statuto regionale, ormai pronta per essere portata in aula a giugno, Venezia sta lavorando alla nuova legge elettorale regionale che verrà votata dopo lo Statuto, ma che deve trovare un accordo politico prima.
Minoranze e emigranti.
Ieri il capogruppo del Pdl Dario Bond ha rilanciato una vecchia proposta, quella di garantire un consigliere regionale alle minoranze linguistiche e uno ai veneti nel mondo. «Ci sono diversi modi di essere veneti», è la premessa di Bond. «Penso innanzitutto alle minoranze linguistiche della nostra regione che altrove godono di ben altri privilegi e trattamenti. Garantire loro un rappresentante in consiglio è il minimo sindacale. Un modo per riconoscere il loro ruolo, ma anche per riequilibrare situazioni discriminatorie che si sono create con il tempo», prosegue il capogruppo del Pdl. Altro capitolo è quello dei veneti del mondo. «Sono persone ancora legate alla loro terra, che spesso vogliono ritornare ma non lo possono fare per motivi contingenti», spiega il consigliere regionale del Pdl. «Parliamo di uomini e donne che quotidianamente, grazie al loro ingegno e alla loro laboriosità, fanno grande il nome del Veneto nel mondo. Anche loro hanno il diritto di essere rappresentanti nell'assemblea regionale». Infine l'auspicio: «Spero nella massima collaborazione da parte di tutti i miei colleghi per dare a questi veneti la rappresentatività che meritano».
Quanta strada faranno le due richieste di Bond è presto per dirlo, anche perché è necessario che qualcuno rinunci a una fetta della sua rappresentanza per lasciare quei due posti liberi.
Il consiglio del futuro.
Il lavoro fatto finora per la nuova legge elettorale, infatti, ha fissato alcuni paletti: i consiglieri regionali saranno 60, proprio come è stato finora e ogni provincia non potrà averne meno di tre. Sergio Reolon, consigliere regionale del Partito democratico, spiega come si è arrivati a queste prime due decisioni.
«Inizialmente si pensava di ridurre a 50 il numero dei consiglieri ma, rispetto a quando venne fissato il numero di 60, il Veneto è cresciuto di un milione e mezzo di abitanti e, dopo la Lombardia, ha il più basso rapporto tra popolazione e consiglieri. Per garantire un'equilibrata rappresentanza, politica e territoriale, è giusto lasciare l'assemblea a quota 60». Questo ha permesso anche di ottenere una garanzia per Belluno, che in controtendenza con il Veneto si sta spopolando e, a determinate condizioni, rischiava di avere solo un consigliere. Aver fissato a tre il numero minimo di rappresentanti per provincia è un passo determinante, nella speranza che il consigliere appartenente alle minoranze linguistiche, citato da Bond, non venga compreso nella quota bellunese.
L'altra novità riguarda l'abolizione del listino del presidente, grazie al quale finora sono entrati in consiglio da 6 a 12 consiglieri non eletti. Sono ancora in discussione, invece, altri due punti: la (eventuale) quota rosa e il numero di assessori esterni possibili. Attualmente il presidente può scegliere chi vuole, anche 12 non eletti: «L'idea», dice Reolon, «è di fissare un limite, anche per non far lievitare i costi».
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