Regole di Cortina: «Enorme delusione per questo voto»
CORTINA. Tanta amarezza ieri a Cortina dopo che le assemblee di otto Regole basse hanno votato contro l’ingresso di donne e giovani. Le assemblee consortili si sono riunite lunedì sera e ieri la notizia che tutto rimarrà come è oggi, almeno per i prossimi 10 o 20 anni, ha creato sconforto nei più.
La maggior parte dei presenti all’assemblea ha infatti votato a favore dell’ingresso di donne e giovani ma non si è raggiunto i due terzi dei voti, scoglio che avrebbe aperto le porte al rinnovamento.
La Regola di Lareto ha votato con 115 sì contro 60 no (il quorum era a 117 voti), a Pocol 91 sì contro 48 no (quorum a 93), a Cadin 96 sì contro 56 no, a Zuel 57 sì e 41 no, a Mandres 54 sì e 38 no, a Fraina 31 sì e 29 no, a Chiave 88 sì e 49 no e a Campo 75 sì e 53 no.
Fra i maggiormente delusi Fabio Ghedina, marigo della Regola Bassa di Lareto. Per due voti nella sua Regola non è passata l’apertura. Dei 403 regolieri erano presenti 118 con 57 deleghe per un totale di 175 voti. Per passare servivano 117 sì e ne sono arrivati, nella scheda con voto segreto, 115, contro 60 no.
«L’esito della votazione è stato un’enorme delusione», ammette Ghedina, «con il sistema dei due terzi per raggiungere il quorum i contrari l’hanno sputata. Dispiace molto perché noi come marighe abbiamo provato e abbiamo lavorato per aprire le Regole ai giovani e alle donne. Pensavamo che si potessero far entrare nella nostra istituzione i figli dei regolieri, sia maschi che femmine. L’obiettivo era che i giovani potessero partecipare attivamente alla vita delle Regole. Ora invece finché hai vivo il padre non puoi essere marigo. Il risultato è che i regolieri, fatte alcune eccezioni, possono dare una contributo attivo dopo i 60 anni, e certi anche oltre, considerando l’allungamento dell’età di vita delle persone».
Secondo i più, per arrivare ad un cambiamento del Laudo (lo statuto interno che disciplina i diritti collettivi per la gestione del territorio) per modificare i diritti delle donne e dei “fioi de sotefamea” si dovranno attendere ora dai 10 ai 20 anni. Per adesso tutto resterà come è oggi, con il destino delle Regole d’Ampezzo affidato agli anziani che spesso, come è accaduto lunedì sera, non hanno più le forze e la salute per partecipare alle assemblee importanti.
I presenti lunedì erano infatti molti meno rispetto agli aventi diritto: mancavano decine di anziani.
«Questa assemblea era un’occasione irripetibile che è stata buttata al vento», sottolinea Ghedina, «per la prima volta otto marighe su undici si erano messi assieme per portare nelle assemblee la stessa modifica del Laudo. Ora le Regole sono destinate ad essere guidate da anziani, basta leggere i numeri dei decessi e delle nascite che hanno proporzioni di 10 nati per 30 defunti in un anno, per capire che l’apertura ai giovani ed alle donne avrebbe garantito un futuro più vitale alle Regole. I regolieri non hanno voluto le loro sorelle e i loro figli all’interno dell’ente. Questa secondo me resta una sconfitta sotto tutti i punti di vista».
«Non c’era infatti», conclude Ghedina, «nessun rischio di aperture ai cosiddetti “foresti”, i non regolieri. Chi nasceva regoliere poteva fare il regoliere e questa era una svolta positiva. I contrari hanno lavorato bene e ce l’hanno fatta. Restano rammarico, delusione ed amarezza».
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