Renier: il Valbelluna corre ai ripari

Palestra chiusa da ieri, la società di basket cerca nuovi campi di allenamento

BELLUNO. Palestra chiusa da ieri all’istituto Renier di Belluno per ordine della Provincia. Una decisione, quella della giunta di palazzo Piloni, presa per problemi di sicurezza e per dare tempo agli uffici di preparare il progetto. Obiettivo: poter partire a brevissimo con l’intervento di sostituzione della copertura ormai deteriorata, ultimando i lavori prima dell’inizio della scuola, a settembre.

A rimetterci sono le squadre che utilizzano la struttura durante la settimana. È il casa del Valbelluna Basket: sei delle nove squadre si allenano proprio al Renier. «Abbiamo dovuto arrangiarci a trovare nuove sistemazioni», sottolinea Andrea Calzavara, del direttivo della società sportiva. «Abbiamo contattato l’ufficio tecnico provinciale, che ci ha spiegato che il problema durerà almeno fino all’inizio di settembre. Quindi abbiamo contattato il Comune di Belluno, chiedendo un aiuto per trovare degli spazi disponibili e adatti alle nostre esigenze. Ma a questo punto della stagione non è facile. Per ora siamo stati dirottati sulle strutture di Sedico e Ponte nelle Alpi, sedi dove già abitualmente si allenano le altre tre squadre».

Abitualmente la Valbelluna Basket utilizza due campi a Sedico, tre a Belluno (Renier, Pala De Mas e Nievo) e una a Polpet per un totale di quasi 27 mila euro all’anno di spesa.

Di fronte a problemi di sicurezza, i dirigenti della Valbelluna Basket non obiettano, «ma sarebbe stato meglio se questa chiusura fosse avvenuta un po’ più tardi, a campionato finito», dice Calzavara. Intanto per tamponare il problema, ieri sera la serie C femminile si è allenata con l’Under 16 maschile a Ponte nelle Alpi e oggi le ragazze del basket under 14 si eserciteranno con gli under 15. «Non sarà facile gestire situazioni del genere, con una trentina di persone che si allenano in un unico spazio devono», commenta Roberto Piazza, allenatore della serie C femminile e dell’under 14 maschile. «Cambiare sede dopo sette mesi di allenamento è un disagio per i ragazzi, ma anche per le famiglie che accompagnano i figli nelle strutture».

Che la struttura fosse ammalorata non era un mistero «visto che già dall’anno scorso eravamo costretti a mettere i secchi per raccogliere la pioggia che filtrava dal soffitto. Se avessero fatto questo intervento di sistemazione qualche settimana dopo, sarebbe stato indubbiamente meglio. Speriamo soltanto che questa chiusura serva per sistemare non solo il tetto, ma anche il pavimento, che è in condizioni precarie». (p.d.a.)

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