Reolon: «Galan ora tratti con il governo»
Il presidente della Provincia: tre ministri sono disponibili
tocca al governatore chiedere l’autonomia per il Bellunese
tocca al governatore chiedere l’autonomia per il Bellunese
Sergio Reolon con Giancarlo Galan
CORTINA.
«Il governatore Galan apra un tavolo di confronto con il Governo sulla montagna veneta e la provincia di Belluno in particolare, per non perdere un'opportunità storica: risorse ma anche la sospirata autonomia per il nostro territorio».
Lo sostiene il presidente della provincia di Belluno, Sergio Reolon, sulla base delle disponibilità dichiarategli dal vicepresidente del consiglio, Francesco Rutelli, e dai ministri Linda Lanzillotta e Vanino Chiti. Per Reolon, che definisce il referendum a Cortina, Colle S. Lucia e Livinallongo «un'utile provocazione, anzi un benefico terremoto», il governo è pronto a fare concessioni «fino a ieri impensabili», l'importante è che il timone della trattativa lo tenga la Regione. «Per una questione di strategia», precisa Reolon. Ed anche questo è un atto di fiducia molto impegnativo da parte della Provincia.
I ministri.
Reolon ha incontrato i rappresentanti del governo all'assemblea nazionale delle Province svoltasi a Firenze. «Ho trovato Rutelli, Lanzillotta e Chiti perfettamente informati sui problemi della montagna veneta e del Bellunese, so che lo è anche il sottosegretario Letta - riferisce Reolon - e tutti condividono l'urgenza di trovare forme di autonomia e risorse aggiuntive per le terre alte e specificatamente per la nostra Provincia». Reolon non vuole sbilanciarsi oltre. Dice che la trattativa è in corso e che una parte degli interventi sarà inserita in Finanziaria.
25 milioni.
Il Fondo per le aree di confine, che stanzia 25 milioni, fa parte di questa trattativa per il suo radicamento nei prossimi anni. «Intanto vale già 3 anni, ma - puntualizza Reolon - riguarda non solo i comuni bellunesi, bensì tutti quelli che in Italia confinano con regioni a statuto speciale e con le province autonome. Quindi a Belluno non arriveranno chissà quali fondi. A noi interessa in misura decisiva la quota di 2,5 milioni di euro l'anno che fa riferimento ai consumi energetici. Oltre, s'intende, al "pacchetto" strutturale che stiamo discutendo col Governo e di cui vorremmo si facesse carico anche la Regione».
Pacchetto Belluno.
Se il governo attraverserà indenne l'attuale turbolenza ed i parlamentari Bressa e Fistarol riusciranno a portare i ministri intorno ad un tavolo già nei prossimi giorni, il confronto sarà sulle misure da adottare in Finanziaria, sul Federalismo fiscale e sull'autonomia per Belluno («ovviamente sempre dentro la Regione Veneto»). Azioni che secondo Reolon «sono condivise da parlamentari e consiglieri regionali», per cui «la Rgione non dovrebbe avere difficoltà a prendere la guida di questa trattativa».
Federalismo fiscale.
Belluno chiede al governo - ma la rivendicazione vale per tutta la montagna veneta (e non solo) - che nell'attuazione del federalismo fiscale venga riconosciuta la specificità del territorio montano dove non c'è la medesima densità di abitanti della pianura o della città, «altrimenti in valle non arriverà neppure un euro». Nel Bellunese, infatti, ci sono 60 residenti per chilometro quadrato. In questo contesto si inserisce il dibattito sul federalismo fiscale: «Se il territorio è il luogo su cui agire, se è l'identità e l'anima delle province, il federalismo fiscale deve riconoscere la particolarità, la morfologia e la densità abitativa dei territori. Sono necessari elementi di perequazione che tengano conto di questi parametri, altrimenti genererà nuove sperequazioni e nuove ingiustizie».
Compartecipazione Iva.
Dai 4 ai 5 milioni è la disponibilità per la provincia di Belluno da un'eventuale compartecipazione Iva. Che è un'altra richiesta al governo. Collegata è la sollecitazione che ai Comuni e alle Province di montagna venga azzerata l'Iva per tutta una serie di acquisti imposti dalla condizione di svantaggio. E' stato calcolato un introito per il solo Bellunese di altri 4 milioni.
Defiscalizzazione.
Parola magica, quella della defiscalizzazione. Ma inattuabile. Ecco, dunque, la proposta alternativa al governo affinché vengano riparametrati gli "studi di settore", a sostegno in particolare delle piccole imprese nei piccoli Comuni.
Competenze.
Materie come quelle della difesa del territorio, del turismo, del lavoro e della formazione, dell'agricoltura dovrebbero essere cedute dalla Regione alle Province di montagna o con territori di montagna. «La Regione è restia a cedere», dice Reolon, «lo Statuto non va avanti e quindi dovremo aspettare chissà quale tempo, ecco perché facciamo pressing sullo Stato perché intervenga nel merito. Meglio, però, se la Regione deciderà d'intervenire direttamente nella trattativa, meglio ancora se ne assumerà il coordinamento. Anche perché ha tutto da guadagnare: le risorse che dovrebbe destinare ai nostri territori potrebbero essere orientate altrove, qualora sia Roma a sganciare. Noi, insomma, vorremmo un'alleanza forte con la Regione per riprodurla, ancora più forte, con il governo».
Referendum.
Che c'azzecca il referendum di domenica e lunedì con questa prospettiva? «Belluno non vuol fare la guerra a Bolzano e, tantomeno, a Trento. Anzi, vogliamo collaborare. Ben vengano, dunque, le rassicurazioni di Duernwalder. Meglio ancora se questa collaborazione passa attraverso la Ladinia bellunese. I referendum che ci sono stati e quelli che ci saranno risultano, quindi, provvidenziali: per far venire a galla i problemi e per fare pressing su coloro che li debbono risolvere». Ma, secondo Reolon, sul piano istituzionale «non ci dovrebbero essere conseguenze catastrofiche».
Articolo 116.
All'assemblea di Firenze Reolon ha chiesto all'Upi di studiare la modifica dell'articolo 116 della Costituzione (grazie al quale è possibile attuare il federalismo) in modo da prevedere l'inclusione delle Province, in particolare quelle che si trovano in situazione di confine con realtà a statuto speciale. «Se il territorio è l'identità e l'anima della Provincia», ha sottolineato Reolon, «bisogna allora riconoscere la specificità dei singoli territori: in particolare la questione montagna con le sue differenze e le sue problematicità».
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