Resta otto ore in attesa di un ortopedico che alla fine non arriva

La vicenda chiama in causa il Codivilla di Cortina, di recente interessato da un cambio di gestione

CORTINA. La signora Edda De Cassan vive a Vodo e lunedì pomeriggio è stata, suo malgrado, protagonista di una vicenda che chiama in causa il Codivilla di Cortina, di recente interessato da un cambio di gestione.. A raccontare quanto accaduto nei locali del Pronto soccorso è stata la stessa Edda attraverso una nota. Il tutto nasce da una caduta accidentale in casa, che successivamente ha costretto la donna, su invito del proprio medico curante dopo una visita a domicilio, all’immediato trasferimento al pronto soccorso di Cortina. La caduta infatti ha generato nella signora De Cassan un forte dolore alla spalla sinistra, per questo motivo il medico curante, il dottor Enzo Bozza, sospettando una frattura, ha vivamente consigliato alla paziente una visita al pronto soccorso; questo perché la signora Edda soffre anche di altre patologie, una delle quali cardiologica, che le impone una terapia anticoagulante continuativa.

«All’arrivo al Codivilla è cominciata l’odissea», si legge nella nota. Alle 15 di lunedì, infatti, la signora Edda De Cassan è stata accompagnata a Cortina dalla figlia ed alle 16. 30, un’ora e mezza dopo, le è stata riscontrata radiologicamente la frattura della clavicola sinistra. «Sono rimasta in sala d’aspetto sei ore ad aspettare l’arrivo di un ortopedico che nel frattempo era impegnato in sala operatoria. La prima domanda che mi sono posta è stata: possibile che in un ospedale ortopedico ci sia un solo ortopedico? In tutti i modi ho atteso il mio turno, dolorante ed infreddolita».

Dal danno alla beffa il passo è stato breve. «Alle 22, dopo sette ore di attesa», si continua a leggere nel dettagliato racconto, «mi è stato comunicato che l’ortopedico nel frattempo aveva lasciato l’ospedale. A quel punto non mi è rimasto che ringraziare un’infermiera compassionevole che mi ha fornito un tutore da braccio e di conseguenza, dopo otto ore trascorse in attesa di un ortopedico che non ho mai visto, sono stata costretta ad andare via».

Il racconto, che alterna tratti di smarrimento ad altri di indignazione ma anche a sana autoironia, si conclude con un appello rivolto alla direzione sanitaria del nosocomio ampezzano: «Non sarebbe il caso di controllare per bene l’operato del proprio personale? Qualcuno potrà e dovrà spiegarmi quanto accaduto lunedì pomeriggio». —

Gianluca De Rosa

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI .

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi